LA VERA LIBERTÀ EDUCATIVA È SCEGLIERE IN QUALE SCUOLA MANDARE I MIEI FIGLI.
STOP ALLE DISCRIMINAZIONI NELLE SCUOLE PARITARIE TRA ALUNNI RICCHI E ALUNNI POVERI. Intervista di Giusy D’Amico presidente dell’associazione Non Si Tocca La Famiglia al Dott. Giuseppe Richiedei , ex dirigente scolastico e presidente dell’A.Ge. (Associazione italiana genitori)
Stimato amico in tempi educativi difficili come questi dove l’istruzione vuole porsi sullo stesso piano dell’educazione puoi condividere le tue riflessioni con noi di Non Si Tocca La Famiglia ?
Istruzione dunque uguale educazione?
Non confondiamo la parola scuola con il termine istruzione-educazione, cioè attenzione a confondere il contenitore con il contenuto. L’articolo 33 della Costituzione dice «la Repubblica istituisce scuole statali di tutti gli ordini e gradi» (art. 33), questo non vuol dire violare, la funzione di insegnare e di educare dei genitori e docenti. Non deve farlo lo Stato.
I finanziamenti che la Repubblica assegna perché le scuole siano “aperte a tutti” ha la sua finalità nel garantire il “diritto all’istruzione e all’educazione dell’allievo” e non la funzionalità delle scuole, fine a se stessa.
Come accade per il diritto alla salute, dove i fondi non sono finalizzati agli ospedali bensì ai malati, perché «la Repubblica tutela la salute, come fondamentale diritto dell’individuo e garantisce cure gratuite agli indigenti» (art. 32). Titolari dei contributi pubblici, quindi, sono i malati, sono gli allievi; non gli enti ospedalieri, non gli istituti scolastici. Sono le persone (allievi, docenti e genitori) che possono esigere dalla Repubblica che sia garantito loro il diritto inviolabile all’istruzione e la libertà di scelta della scuola, come accade in tutti i paesi democratici avanzati (art. 2 della Costituzione).
– Ad oggi lo Stato come sostiene le scuole paritarie?
In settant’anni lo Stato è arrivato a riconoscere alle scuole paritarie (cioè in parte private dove si paga la retta in parte finanziate dallo Stato quindi si paga meno di quelle solo private) fino a 500 euro annui per allievo, mentre il costo effettivo nelle scuole statali è di circa 5.000 euro annui.
– Perché sarebbe di 5000 invece ne vengono dati 500? Il sistema scolastico è egualitario sulla carta, ma nei fatti non consente ancora di superare le differenze di partenza tra studenti legate al contesto familiare e sociale, anzi le consolida: non tutti gli studenti hanno pari accesso a un insegnamento di alta qualità e questa disuguaglianza può spiegare gran parte dei divari di apprendimento osservati tra gli alunni più favoriti e quelli svantaggiati». I dati raccolti dall’Ocse dimostrano inoltre come l’alta percentuale di abbandono scolastico in Italia sia determinata principalmente dalle risorse economiche di cui dispongono le famiglie, problema da cui discende l’esigenza di «assicurare finanziamenti mirati alle famiglie più povere».
– Puoi dirci qualcosa per esempio delle famose scuole buone e sicure “delle suore”. Come può una famiglia povera mandare suo figlio in quelle scuole così costose e stare pure sicuro di ciò che verrà insegnato al proprio figlio?
Con il costo standard anche le famiglie povere possono accedere alle scuole che prima potevano permettersi solo i ricchi. La scelta di una scuola paritaria oggi ha il limite del costo che ancora grava sulle famiglie, ma permette alla famiglia di scegliere la scuola più rispondente alle proprie convinzioni culturali, religiose e pedagogiche (art 14 della Carta Europea dei diritti fondamentali). Questo dovrebbe essere un diritto anche per i più poveri.
Questa scelta non può tradursi in una delega deresponsabilizzata da parte dei genitori, su cui continua a ricadere la “responsabilità in educando”. L’incontro tra genitori e docenti deve realizzarsi anche nella scuola paritaria nella trasparenza e nella condivisione delle scelte. Come dire che non si tratta né di subire né di imporre ad altri le proprie preferenze ma di condividere in modo consapevole. In questo senso “il consenso previo informato” è procedura valida anche nella scuola paritaria. Infatti l’offerta formativa, anche se scelta, non implica che lo sia a scatola chiusa, ma che sia conosciuta e realizzata insieme in “continuità educativa tra scuola e famiglia. Questo non implica che l’esigenza del genitori possa avere la pretesa di stravolgere l’offerta educativa prescelta, ma più correttamente che domanda e offerta siano continuamente in dialogo e valorizzazione reciproca. – Quindi cosa propone la rivoluzione su cui poggia l’obiettivo di una scuola davvero per tutti? La proposta del “costo standard di sostenibilità per allievo”, inteso come la quota capitaria che lo Stato investe in favore di ogni allievo per la sua formazione. Spetterebbe poi all’allievo (o al genitore) attribuirlo alla scuola prescelta, la quale, a sua volta, accederebbe al finanziamento pubblico, ricevendo tante “quote capitarie” quanti sono gli allievi frequentanti, senza più rette aggiuntive per le famiglie. – Queste quote capitarie chi le versa?
La quota capitaria viene versate dallo Stato alla scuola prescelta in relazione al numero degli allievi iscritti. Qualora l’allievo si trasferisse per varie ragioni la quota o parte di essa verrebbe trasferita dalla scuola di partenza alla scuola di arrivo. Quindi non vi sarebbe trasferimento di contanti, ma la procedura metterebbe in chiaro che l’investimento della Repubblica è destinato all’allievo e al suo diritto all’istruzione non alla scuola. Tant’è che se non ci fossero iscritti, chiuderebbe la scuola.
Il criterio di finanziamento per quota capitaria è già in atto: ad esempio per i nidi gratis per famiglie con reddito fino a 25.000 euro di reddito annuo, oppure per ogni disabile che sceglie la scuola paritaria.
Chi si pone come ostacolo per impedire la realizzazione di un atto di libertà come quello di poter scegliere la scuola per i miei figli ? n altri termini, a me famiglia povera chi vuole impedire la scelta di una scuola di qualità che altrimenti non potrei permettermi ma che ritengo la scelta migliore per quel che propone ai miei figli in termini educativi?
La libertà di scelta educativa per tutte le famiglie è ostacolata da istituzioni, associazioni, sindacati che temono gli effetti negativi che ne potrebbero derivare per i loro piccoli o grandi interessi. La libertà pone sempre dei rischi e delle responsabilità sia per chi la esercita che per quanti ne sono coinvolti.
Le scuole statali e i sindacati del personale temono che le famiglie, anche le meno abbienti, potrebbero preferire le scuole paritarie, qualora potessero accedervi senza più l’onere delle rette aggiuntive. La competizione per la qualità dell’offerta tra le scuole statali e quelle paritarie potrebbe portare alla diminuzione di posti nella scuola statale che attualmente beneficia di un sostanziale monopolio. Per i politici di ogni Governo garantire previlegi a un milione di lavoratori della scuola significa assicurarsi probabili adesioni elettorali di molti, tra parenti e conoscenti degli stessi. Senza contare i centri di potere ideologico che vede nel monopolio statale lo strumento principe per propagandare le proprie posizioni cultuali e politiche.
La storia ci ricorda che la scuola statale nasce, in alternativa alle scuole della Chiesa, con l’unificazione dell’Italia con la finalità di “formare gli italiani” fino ad allora divisi in stati regionali. Non si può tacere che anche molti genitori, condizionati dalla tradizione secolare che li rassicura con la delega deresponsabilizzata e convinti dall’ideologia statalista imperante, continuano a diffidare persino della libertà di scelta, loro e degli altri genitori, considerati incompetenti e incapaci di educare i propri figli.
Come concluderesti questa nostra chiacchierata? È tempo che si ponga fine alla discriminazione delle famiglie povere che vorrebbero esercitare il loro diritto a scegliere di educare i propri figli in scuole paritarie che paritarie di fatto non sono.
Grazie ad un amico di Non si Tocca la Famiglia e a un professionista impegnato nell’educazione a fianco dei genitori da moltissimi anni combattendo con successo moltissime battaglie. Una fra tutte quella condivisa con noi del Consenso Informato preventivo raggiunto nel Novembre 2018
Roma, 30 novembre 2019
L’Associazione
Non Si Tocca La Famiglia