I rischi dell’Ideologia Gender per i diritti delle donne e dei bambini .
Venerdì 6 maggio si è tenuto a Siena, per iniziativa del locale Osservatorio di bioetica
un incontro molto interessante sul tema dell’Ideologia gender e tutti i pericoli per i diritti delle donne e dei bambini
I rischi dell’Ideologia Gender per i diritti delle donne e dei bambini[1].
Venerdì si è tenuto a Siena, per iniziativa del locale Osservatorio di bioetica, un incontro molto interessante sul tema dell’Ideologia gender e tutti i pericoli per i diritti delle donne e dei bambini. Il vicepresidente dell’osservatorio, Paolo Delprato, introducendo l’evento, ha sottolineato come l’utilizzo politico del tema della fluidità di genere preoccupi per l’intolleranza dei suoi fautori verso chi la pensa diversamente, come documenta il violento comunicato della Sinistra senese di condanna dell’incontro. L’Osservatorio ha riunito per discuterne tre persone di diversa formazione culturale: la scrittrice e giornalista, nonché femminista ‘storica’, Marina Terragni, l’onorevole Stefano Fassina, del gruppo parlamentare Liberi e Uguali che, in una lettera al direttore di ‘Avvenire’ del 23 aprile, si è pronunciato per l’abolizione universale della maternità surrogata e Giusy D’Amico, insegnante e presidente dell’Associazione Non si tocca la Famiglia, impegnata a contrastare la diffusione nelle scuole di corsi, incontri e iniziative che, all’oscuro dei genitori, veicolano l’ideologia gender. Il moderatore dell’incontro, il giornalista de ‘Il Foglio’ Giulio Meotti, ha sottolineato la centralità del tema della fluidità di genere nel creare, attraverso l’uso distorto del linguaggio, un mondo alternativo a quello reale. I fautori del gender ostacolano ogni libera discussione sul tema e la Gender Theory nega di essere tale proprio nel momento in cui grandi corporazioni occidentali, ultima in ordine di tempo la Disney, l’abbracciano ufficialmente e la propugnano con ogni mezzo a loro disposizione. In Spagna la prospettiva di genere è stata addirittura inserita nell’insegnamento di tutte le discipline scolastiche, persino in quello della matematica.
Marina Terragni, presente in collegamento on-line, è intervenuta per prima dicendo che le piacerebbe incontrare alcune delle persone che, come Giulia Mazzarelli portavoce provinciale delle donne del PD, hanno firmato il violentissimo comunicato contro l’evento in corso: da tempo la scrittrice cerca invano un’occasione per confrontarsi con loro. Evidentemente non hanno argomenti sufficienti con cui rispondere a semplici domande del tipo: Perché dare ormoni a bambine di nove anni? Anche in Italia [pronunciamento dell’AIFA nel 1919] è divenuta infatti lecita la somministrazione di farmaci ai bambini per bloccarne la pubertà. Mentre nel Grande Nord (cioè in Paesi come la Svezia, la Gran Bretagna, il Canada …) si sta tirando il freno, in Italia – dove il numero di bambini che soffrono di disforia di genere è, non a caso, in vertiginoso aumento – andiamo rincorrendo questi esperimenti già mostratisi altrove fallimentari. Il Parlamento Europeo condanna la pratica della maternità surrogata, ma in Italia Leu e il PD hanno votato contro la proposta di legge dell’on. Giorgia Meloni di punirla come reato, anche quando compiuta all’estero. Il femminismo oggi pone a tema la salvaguardia dei bambini: nessun essere umano apprende con piacere di essere stato acquistato o regalato (la finzione retorica del dono vuole celare la brutalità della cessione – in realtà mai gratuita – di un figlio) dalla madre naturale. In Florida il governatore ha approvato una legge per cui i genitori dovrebbero essere informati quando a scuola i loro figli intraprendono la Carriera Alias[2]. Gli 80.000 dipendenti della Disney chiedono con forza al governatore di rinunciare a quella legge: per questo il Partito Repubblicano, che ha sempre sostenuto le imprese private, si trova oggi coinvolto in un clamoroso conflitto con l’azienda. L’identità di genere, definita in base alla percezione individuale, permette oggi in Canada e in California a detenuti maschi di essere rinchiusi nell’ala femminile del carcere: gli spazi riservati alle donne, comprese le case rifugio antiviolenza, possono ospitare persone che fisicamente sono a tutti gli effetti dei maschi, precludendone di fatto l’accesso alle donne maltrattate del Terzo Mondo, la cui mentalità tradizionalista impedisce di vivere in promiscuità con gli uomini. Nel 1990 la filosofa statunitense Judith Butler ha pubblicato un libro [Gender Trouble] sostenendo tesi assurde: il sesso e i corpi non esistono! Oggi qualcuno diffondendole ci sta facendo i soldi: si tratta di un business enorme! In questo modo si costruisce una falsa idea di libertà: nel suo libro dedicato al gender, il grande pensatore austriaco Ivan Illich ha parlato della creazione del neutro economico, cioè di un individuo funzionale al neocapitalismo, proprio perché slegato da ogni forma di stabile identità ed appartenenza, che potrebbe ostacolarne l’utilizzo illimitato. Anche la riproposizione in Parlamento del DDL Zan, nella stessa forma per cui è stato bocciato, rappresenta solo un’operazione politica spregiudicata da parte dei suoi fautori: pur sapendo che in questo modo la loro proposta verrà respinta, preferiscono piantare una bandierina sulla legge, piuttosto che tutelare le persone.
L’on. Stefano Fassina, intervenendo, si dispiace del comunicato – che condanna l’incontro senza entrare nel merito dei contenuti, come indice di un imbarbarimento della comunità politica. Per quanto concerne il DDL Zan, pur convinto della necessità di rafforzare le norme antidiscriminazione a favore delle persone LGBT, il deputato sostiene che una legge di stato non debba imporre una particolare visione antropologica, come fa invece questa proposta di legge, parlando di identità di genere. Quando si interviene sulle questioni di fondo, bisognerebbe farlo con accortezza, accogliendo posizioni ampiamente condivise nella popolazione: il Parlamento ha infatti il compito di trovare delle sintesi, non di operare colpi di mano a stretta maggioranza! Purtroppo, su questi temi, non esiste una sede di reale confronto e anche in Parlamento ci si combatte tra tifoserie avverse. Partendo da una formazione culturale umanistica, Fassina, citando la denuncia operata in tal senso già molti anni fa da Pasolini, condanna la totale sottoposizione dell’essere umano ai meccanismi del mercato, come, a suo dire, dovrebbe fare ogni persona di Sinistra. È necessario – afferma – reimparare la cultura del limite: non tutto ciò che viene desiderato può diventare un diritto! Il distacco del genere dal sesso nega la realtà di ciò che è umano e non c’entra nulla con il disconoscimento delle differenze sessuali. In queste circostanze è molto importante costruire occasioni di confronto e dialogo, anche per spiegare ai sostenitori del DDL Zan tutte le implicazioni negative della proposta.
La dott.ssa Giusy D’Amico racconta di come la stampa e quindi l’opinione pubblica si occupino poco di quanto, negli ultimi anni, sta accadendo nelle scuole italiane: i genitori, d’altra parte, temono – esprimendosi pubblicamente contro i progetti che veicolano il tema della fluidità di genere – di essere tacciati di omofobia e quindi di rado protestano apertamente. L’Associazione Non si tocca la Famiglia, che la dottoressa presiede ha raccolto per anni moltissime segnalazioni. Anche nel contesto attuale, in cui gli studenti scontano le pesanti conseguenze psicologiche e culturali della pandemia (le stesse Prove Invalsi segnalano regressioni notevoli rispetto agli obiettivi formativi attesi), molteplici progetti scolastici sottraggono tempo ed energie all’istruzione e alla socializzazione degli allievi, per contrastare un’emergenza omofobica che i dati OSCAD[3], forniti dal Ministero degli Interni, mostrano inesistente. Gran parte delle discriminazioni avvengono infatti su base etnica e religiosa, oppure prendono di mira un difetto fisico: è quindi doveroso garantire a tutti gli studenti – senza distinzioni – un clima di accoglienza. Negli ultimi anni, dalla pubblicazione nel 2013 dei libretti UNAR[4], poi ritirati [in seguito a un’interrogazione parlamentare che ne metteva in rilievo il carattere osceno], l’Associazione che presiede ha raccolto centinaia di avvisi riguardanti iniziative che – con il pretesto di combattere le discriminazioni – puntano ad una sessualizzazione precoce degli studenti. L’ultimo di questi progetti, relativo alla cosiddetta Carriera Alias, presenta ricadute pesanti non solo su chi fa richiesta di inserimento, ma anche sulla psicologia dei compagni. Perché – in ogni caso – si continua a trattare tematiche potenzialmente disturbanti per i bambini, confondendo le poche certezze esistenziali che possiedono, con letture e spettacoli[5] incentrati sul tema della fluidità di genere? Nel Piano Triennale dell’Offerta Formativa, la scuola si impegna a collaborare con la famiglia nel delineare il percorso educativo, ma – specie nei progetti di educazione alla salute – vengono continuamente realizzate iniziative discutibili senza coinvolgere i genitori che, secondo la nostra Costituzione (art.30), sono i primi titolari dell’educazione dei figli. Grazie all’impegno delle associazioni familiari, il Miur ha diramato nel 2018 una Nota sulla necessità del Consenso Informato Preventivo da parte dei genitori di studenti minorenni, quando a scuola vengono trattate tematiche extracurricolari eticamente sensibili. Questa norma, anche se spesso violata[6], rappresenta in Italia un traguardo fondamentale che permette in tali circostanze ai genitori di tenere a casa il figlio: in altri Paesi, come la Germania ad esempio, opporsi all’imposizione di tali corsi può costare ad un genitore il carcere. Sollecitato dal moderatore ad esplicitare i rischi della maternità surrogata, l’onorevole Fassina risponde che questa pratica, così diffusa nella nostra società da ingenerare fiere di compravendita di neonati, nasce da una visione radicalmente consumistica dell’uomo che illude l’individuo di disporre di un potere illimitato sulla stessa natura umana, trasformando un legittimo desiderio in un diritto. In questo modo l’economia prevale sull’essere umano, che la politica dovrebbe invece proteggere dagli eccessi del mercato. Pasolini in un intervento letto nel 1975 al Congresso del Partito Radicale, un paio di giorni dopo la sua uccisione, denunciava il progressivo arretramento dei diritti sociali a favore di quelli civili, espressione di una forma estrema di consumismo edonista che pone gli intellettuali progressisti – sia pure inconsapevolmente – a servizio del potere. Dimentica delle questioni economico sociali, la Sinistra oggi identifica in effetti il progresso come il superamento di qualunque limite: per questo il deputato ritiene fondamentale un lavoro di ricostruzione culturale. Ad una domanda di Meotti sul perché sia così difficile oggi porre un limite quando si parla di autodeterminazione dell’individuo, la Terragni, ricordando che la lotta femminista contro gli stereotipi di genere ha dato un contributo fondamentale all’affermazione dei diritti individuali, ha risposto che nelle rivendicazioni di tali diritti si è infilato il mercato, che riduce tutto a merce.
Oggi – che tante conquiste femminili sono a rischio – gran parte dei casi di disforia di genere (quasi otto su dieci) riguardano non a caso bambine che affermano di sentirsi maschi: spesso queste ragazzine soffrono anche di anoressia e talvolta di disturbi dello spettro autistico. Malgrado questo, a nove, dieci anni si inizia a somministrare loro gli ormoni, con conseguenze spesso irreversibili: questo è uno scandalo medico paragonabile a quella che in passato è stata la pratica della lobotomia ed è una vergogna che la Società Italiana di Pediatria e gli psicologi tacciano, per timore delle possibili ricadute negative professionali! Per contrastare un modello postumano, che prospetta come possibile tutto ciò che la tecnologia consente di fare, la scrittrice ritiene necessario riportare al centro della società le donne e i bambini. L’atomo sociale fondamentale non è l’individuo, con tutti i suoi diritti, ma è la relazione tra madre e figlio: il loro rapporto – improntato alla gratuità – è la matrice di ogni relazione e il punto di resistenza fondamentale alla deriva consumistica profetizzata da Pasolini. Al moderatore, che le chiede se anche in Italia si giungerà ad utilizzare un pronome neutro come in Svezia, Giusy D’Amico risponde che l’identità neutra è già entrata nell’immaginario collettivo soprattutto dei più giovani che, dichiarandosi sessualmente neutri sui Social, ottengono visibilità e consenso. Poiché, tuttavia, non vi è identità possibile ignorando la propria origine, è necessario che insegnanti e genitori, assieme, mettano a tema l’idea di uomo che la scuola intende trasmettere agli studenti, coinvolgendo il maggior numero di persone che, pur nella diversità dell’appartenenza politica, mantengono il senso critico. Accogliamo tutti gli studenti – conclude la relatrice – ma diciamo loro la verità e insegniamo loro il senso del limite: il desiderio di libertà non può ingabbiare i nostri ragazzi in un dubbio esistenziale!
Roma, 9 maggio 2022
Associazione Non si tocca la Famiglia
Ufficio Stampa
Lucia Comelli
[1] L’articolo rappresenta il resoconto, non rivisto dai relatori, dell’incontro da parte di chi scrive, che ha potuto seguirlo online.
[2] Consiste in un protocollo che permette agli studenti – che si auto percepiscono come transgender e ne fanno richiesta – di cambiare fin da subito i dati anagrafici relativi alla propria identità sessuale sul registro di classe: la procedura, che anticipa l’eventuale sentenza favorevole del giudice di un tribunale ordinario (per i minorenni non è automatica), rappresenta un illecito giuridico, con il rischio di ingabbiare l’allievo, ancora in fase evolutiva, in una falsa identità.
[3] Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori.
[4] Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali
[5] Come il pluripremiato spettacolo teatrale Fa’afafine, di gran lunga il più visitato negli ultimi anni dalle scolaresche, che parla di un bambino che a giorni alterni cambia identità di genere: femminile nei giorni pari, maschile nei rimanenti. Del carattere perturbante di queste tematiche per i più piccoli è intervenuta anche la neuropsichiatra infantile e terapeuta Mariolina Ceriotti Migliarese.
[6] Un esempio di tale violazione sono state le recenti Linee Guida per la scuola della Regione del Lazio, infarcite di tale teoria e pubblicate con l’avallo del Sovrintendente scolastico regionale, poi ritirate in seguito alle proteste.