Halloween: il bombardamento che confonde il cielo con il regno delle tenebre
Giusy D’Amico: "Halloween e il bombardamento che confonde il cielo con il regno delle tenebre"
"invasi i supermercati di gadget horror e addobbi di natale"
Giusy D’Amico: Già sono invasi i supermercati di gadget horror congiuntamente agli addobbi di Natale.
Tutto insieme, tanto a che serve distinguere? Nel relativismo imperante tutto si equivale. Per il cristiano no!
Halloween (letteralmente: sera dei Santi) che ricorre l’1 e il 2 novembre, per noi cristiani è una festa che invece di evocare la morte – un ultimo e inevitabile traguardo da esorcizzare – ci fa innalzare un inno “alla vita beata dei Santi”.
Ma per molti, perfino nelle scuole, la ricorrenza è diventata l’occasione per una macabra carnevalata: un rituale inutile, se non dannoso, che adulti annoiati hanno trasmesso ai più giovani.
Gli insegnanti di inglese avrebbero potuto limitarsi a dire agli allievi che la cultura anglosassone prevedeva, la notte del 31 ottobre, un certo vissuto di zombi e streghe per via di alcune leggende tradizionali. Invece, questo costume è approdato anche qui in Italia e sono spesso gli stessi genitori che organizzano feste in casa (io Mai), magari dopo aver acquistato abiti, cappelli da streghe e maschere da mostri, accendendo zucche improbabili in giro per le stanze o sui balconi. Ecco il cristiano non lo fa: noi No! Perché in quella notte ci prepariamo a celebrare il mistero della vita eterna rivelata in Cristo per la potenza della sua Resurrezione e celebriamo la vita beata di coloro che, avendola donata totalmente a Dio e ai fratelli, l’hanno moltiplicata perché non avesse mai fine e fosse come una sorgente che zampilla … Quest’anno vivo sulla carne prove e combattimenti che attendono ogni giorno di essere illuminate dalla luce di Cristo Risorto, non da quella di zucche che invece mi ricordano che l’inferno esiste e può inghiottire ognuno di noi, in qualunque momento della vita, se non ci aggrappiamo a quella luce. Per questo anche noi cristiani siamo soliti il 31 ottobre accendere un lumino, per rischiarare le tenebre in cui ci vorrebbe tenere il nemico. Io accendo quella luce ogni giorno, per celebrare la Vita beata al cui cospetto sta oggi mio padre.
Quella luce mi orienta verso il cielo e non verso il nulla nel quale abisso strapiomba chi non intravede un oltre dopo la morte.
Per questo posso informare i miei alunni di quanto appartiene alla cultura di altri Paesi senza imitarlo, perché questa sagra dell’horror è estranea alla nostra cultura, che da secoli celebra in questo tempo la festa di Ognissanti e dei Defunti.
In tale ricorrenza noi cristiani, pur nella mestizia per la lontananza fisica dei nostri i cari, possiamo guardare al cielo con una speranza rinnovata, rigenerata ogni anno nella fede: per questo non abbiamo bisogno di scongiurare la paura di morire, con feste legate alle tenebre e non alla vita, ma cerchiamo di allontanare piuttosto il peccato con un’esistenza che – aspirando alla santità – elimina il pungiglione della morte, che è proprio il male.
Quindi vestiamoci di luce preparando i nostri figli e i nostri alunni a decorare candele (non zucche) per dedicarle con una preghiera personale – anche scritta – ai nonni o a qualche amico e parente che ci ha preceduto in paradiso; prepariamo una torta decorata di nuvole azzurre e di luce che filtra dal cielo; leggiamo qualche pagina della vita dei santi, facendo memoria delle grandi imprese a cui il cuore dell’uomo tende per sentirci scoppiare d’amore per la vita, per le cose belle che profumano di eterno (non di zolfo), per fare festa con la schiera dei martiri e dei santi, spiegando ai più piccoli, che molti di essi vivono accanto a noi, anche se non lo sappiamo (lo scopriremo solo in cielo). Insomma, non facciamoci cogliere impreparati dalla marea montante della mentalità comune che esalta le tenebre, l’orrido e il male: ma cinti i fianchi con la verità, chi ha ruoli educativi proclami coraggiosamente la vita che non finisce, accolga gli ignari e insegni loro il giusto collocarsi degli eventi, promuova la conoscenza della nostra identità cristiana, perché ognuno tra noi è custode del suo prossimo!