Attenzione Famiglie Docenti Genitori, l’educazione gender diventerà educazione di stato opponetevi e sostenete la nostra azione di protesta.
E’ bene informare le famiglie i genitori e i docenti interessati al lavoro che come Associazione Non Si Tocca La Famiglia, promotrice dei due Family Day, stiamo svolgendo da oltre tre anni per arginare la deriva antropologica gender, che la Commissione Cultura della Camera con un testo unificato pubblicato recentemente ed elaborato dal Comitato ristretto sull’educazione di genere nelle scuole, ha posto in essere la linea dittatoriale con cui lo Stato intenderà educare i nostri figli alle nuove ideologie di genere/gender.
Siamo pronti a contestare organizzando un presidio insieme ad altre associazioni di famiglie, per bloccare i lavori alla Camera su un disegno di legge inutile e dannoso.
Stiamo lavorando ad una serie di emendamenti che proporremo in opposizione a tale testo e valuteremo tutte le mosse opportune e possibili perché nessuna imposizione statalista e laicista si imponga nella vita intima dei nostri figli.
E’ bene che si sappia che il contributo offerto dai rappresentanti delle famiglie in sede di discussione alla Camera è stato inascoltato, il dato si evince da un Testo che risulta ad una prima e sommaria lettura, totalmente ambiguo e interpretabile a partire dal solito linguaggio in stile ” gender diktat” se pur opportunamente velato, ma ormai noto.
Il riferimento al codice Polite con cui si modificheranno i libri di testo orientati al genere, punta a concepire e indicare l’educazione di genere e affettiva come “necessaria” e che in questa linea, estrometterà ancor di più il ruolo primario della famiglia, più di quanto non sia stato già ignorato e a difesa del quale è stato necessario che scendessero in piazza un milione di persone.
Ricordiamo che sulle centinaia di segnalazioni ricevute da moltissimi genitori e docenti su abusi didattico/educativi verificatisi in scuole italiane di ogni ordine e grado, è stato depositato dal Comitato Difendiamo I nostri Figli , un dossier elaborato da Pro Vita onlus, cui abbiamo collaborato come Associazione Non Si Tocca La Famiglia e Art. 26, presso il Miur, presso il Quirinale e l’Ufficio del Dipartimento Pari Opportunità.
E’ inutile dunque continuare a ripetere che il gender non esiste e non viene propagandato nelle scuole.
Ne abbiamo prove continue e documentate.
Cosa è accaduto in commissione cultura alla camera il 15 Settembre 2016.
Il 15 Settembre 2016 alla Camera, in Commissione Cultura, ho presentato, in qualità di Presidente della mia Associazione un testo di critica e di proposta ai nove ddl sull’educazione di genere, in una delle audizioni previste dove “si finge ” che successivamente si terrà conto di quanto esposto in quella e in altre precedenti date, dai vari soggetti coinvolti nella discussione.
Quel giorno ero in veste di accompagnatrice di Massimo Gandolfini quale presidente del Comitato Difendiamo I nostri Figli, ma anche come Presidente Non Si Tocca La Famiglia, erano presenti anche Pro Vita Onlus, Moige, Scosse, Apige, Corsi Nuovi Occhi per i Media, Genitori Democratici.
Premetto che senza preavviso quel giorno si decideva di chiudere le audizioni ( molte associazioni erano ancora in lista- tra cui la nostra- per la discussione e in attesa delle date per essere audite) nell’apprendere la notizia per caso da una dipendente, chiedo di essere inclusa nella lista del giorno per depositare nella memoria dei senatori il documento a nome della mia Associazione, vista la mia presenza in duplice veste..
Mi accorgo solo in aula che anche Agedo non era in lista ma, diversamente da me, riceve il tempo necessario, pari a dieci minuti, per dare completa lettura del proprio testo e persino successivo diritto di replica.
Alla sottoscritta viene detto che non c’è tempo per argomentare il proprio contributo e che la commissione lo esaminerà successivamente, mi viene data parola per soli un minuto e quaranta secondi…
Alla presidente della Commissione quando faccio osservare che ho appreso la notizia del blocco audizioni e di come questo sarà sgradito agli esclusi dal dibattito, conclude che non è così, sono stati già predisposti 21 interventi…e del resto non è possibile ascoltare tutti.
( il tutto si evince dalle registrazioni su web tv camera del 15 settembre 2016)
Invece andavano ascoltate proprio tutte le associazioni di genitori e docenti, perché guarda il caso la tematica riguarda unicamente proprio i figli di quelle famiglie e gli alunni di quei docenti ai quali andrà imposto qualcosa su cui non concordiamo, noi e quelli in attesa di audizione, erano in rappresentanza dei figli degli Italiani ai quali si sta per imporre un’educazione di Stato come in tempi non troppo lontani da certe dittature.
Le voci di DNF . Non Si Tocca La Famiglia, Pro Vita, Moige, in quella data del 15 Settembre, sono tutte concordi nell’inutilità di una manovra di legge, sull’educazione di genere da imporre ai nostri figli dalla scuola dell’infanzia fino alle Università.
Nel rispetto del Primato educativo dei genitori eravamo concordi nelle seguenti affermazioni :
– Coinvolgimento Primario delle Famiglie che nei DDL non ha posizione determinante.
– Accreditamento delle Associazioni dei genitori e dei Docenti per la tutela della Libertà Educativa della Famiglia e dei Docenti nel rispetto del Pluralismo Educativo.
Per evidenziare come non siano state coinvolte le famiglie nei moltissimi progetti gender che sono comunque entrati nelle scuole, si fa riferimento alla Strategia Nazionale Unar contro le discriminazioni, finanziata con firma Fornero con dieci milioni di Euro, che aveva dato carta bianca solo a 29 associazioni LGBT senza tenere in nessun conto il parere di genitori, famiglie insegnanti.
A questo proposito nel 2015 lanciammo come Associazione Non Si Tocca La Famiglia una Petizione su questo, e ora dopo lo scandalo Unar l’abbiamo rilanciata per dare urgentemente spazio alle associazioni delle famiglie e degli insegnanti e definire le Nuove Linee Educative contro tutte le discriminazioni.
– Inadeguatezza di una proposta di legge che tocca temi sensibili e controversi come l’educazione affettiva e sessuale, su cui la famiglia ha priorità assoluta di trattazione.
– Necessità del riconoscimento ufficiale dell’uso formale del Consenso Informato Preventivo che la scuola deve obbligatoriamente recepire dai genitori nel rispetto del dettato costituzionale che riconosce alla famiglia il dovere di educare ed istruire i propri figli .
Anche nella Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo l’ art. 26 ribadisce il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli.
– Rifiuto di una rivisitazione totale dei libri di testo a partire dal codice POLITE che invade i libri con linguaggio di genere e senza il consenso preventivo dei genitori.
– Interpretazione ambigua del termine genere, scisso dal concetto di sesso, usato e abusato nei disegni di legge proposti, esponendo l’antropologia attuale di riferimento ad una confusione pericolosa che non garantisce una serena costruzione dell’identità in via di sviluppo di bambini e ragazzi e interferisce con il bagaglio educativo della famiglia.
– Valutazione di come la centralità della Convenzione di Istanbul citata nei disegni di legge, in relazione al termine genere sia stata recepita dal nostro paese in sede di firma, come intrinsecamente problematica perché troppo ampia e incerta la sua interpretazione.
In una nota verbale addirittura veniva riservato il diritto di applicare tale Convenzione nel rispetto dell’impianto Costituzionale Italiano.
Quindi su questo punto chiediamo il blocco di una legge che si pone in netta difficoltà di interpretazione e di attuazione secondo la nostra Costituzione.
–Richiesta di chiarimento sul termine genere, generi, come equivalente ai due sessi e non alla visione prismatica di generi non riconosciuta come base di quella che intende divenire educazione di Stato.
– No ad uno Stato Etico che debba indicare ai nostri figli come l’educazione affettiva vada concepita, vissuta e orientata.
– Resoconto sulla base di dati rintracciabili anche in rete, di come il mito dei paesi nordici, pionieri dell’educazione di genere sia fallito registrando tassi altissimi di violenza sulle donne.
ELEMENTI DI CRITICA E PROPOSTA AL TESTO UNIFICATO
E’ opportuno chiedersi perché dovremmo ricalcare le orme di paesi che a partire da una visione individualista e di genere, hanno prodotto solitudine e violenza ?
Sulla base di statistiche legate al fallimento di tali ideologie in Europa e in paesi come Svezia e Norvegia, perché dovremmo educare i giovani secondo un’educazione affettiva basata su una sessualizzazione precoce e di genere che oltre a produrre danni provati scientificamente ha clamorosamente fallito ?
C’è da chiedersi perché parlare di genere e di sessualità a bambini e ragazzi senza il contributo delle famiglie e sapendo anche quanto sia incerto e pericoloso il terreno legato alla trattazione di tematiche prive di fondamento scientifico come gender e dintorni?
Perché a fronte del vuoto familiare sempre più doloroso e legato alle separazioni, divorzi e serissime difficoltà economiche, la scuola non predispone ogni risorsa possibile a sostegno e supporto della famiglia per sostenerla e accompagnarla?
Non deve sostituirsi ad essa ma proporre linee educative sempre più accessibili per un coinvolgimento sempre più attivo dei genitori e per un’offerta formativa sempre più trasparente e rispettosa del pluralismo culturale, che veda le due parti alleate, non distanti e sconosciute.
Perché alimentare un clima di sospetto in coloro che vogliono contribuire alla costruzione di una scuola veramente inclusiva e non discriminatoria per coloro che difendono il diritto di essere i principali educatori dei propri figli?
Premesso che siamo assolutamente concordi per una strategia educativa condivisa, volta al contrasto verso qualunque forma di discriminazione, critichiamo in modo specifico il Testo Unificato nei seguenti punti:
All’ Art. 1. comma 2
si dice che ” le competenze socio-affettive e di genere coinvolgono le dimensioni cognitiva, dei valori e degli atteggiamenti. Al fine di acquisire tali competenze, i curricula scolastici di ogni ordine e grado sono integrati con l’educazione interdisciplinare…”
Le competenze socio affettive e di genere di cui si parla, non hanno mai una definizione chiara, inoltre vorremmo sapere come saranno valutati alunni e docenti, su questi temi specifici.
Come faranno genitori ad esprimere il Consenso Informato Preventivo su tematiche di natura tanto sensibile e controversa se saranno integrati nei curricola e rispetto ai quali non vi sarà più diritto di Consenso Informato e consapevole, visto che verrà trattato a livello interdisciplinare?
E’ fondamentale che tali linee educative rimangano opzionali e soggette ad assenso o dissenso da parte dei genitori e rimangano inserite solo nel PTOF quale ampliamento dell’offerta formativa.
Sempre al cap.1 comma 3 si legge :
3.” I provvedimenti di cui al comma 1 definiscono la valutazione dei relativi contenuti all’interno delle competenze sociali e di cittadinanza e forniscono indicazioni relative all’uso del linguaggio di genere. Essi sono adottati entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.”
3.” I provvedimenti di cui al comma 1 definiscono la valutazione dei relativi contenuti all’interno delle competenze sociali e di cittadinanza e forniscono indicazioni relative all’uso del linguaggio di genere. Essi sono adottati entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge.”
Nelle competenze sociali e di cittadinanza facciamo notare alla Commissione che già è contemplato a scuola, l’approfondimento dei temi del rispetto tra le diverse realtà sociali, culturali, sessuali, etniche, religiose, filosofiche etc..
Non occorre una legge i cui termini criptati imporranno un’educazione su cui le famiglie hanno già espresso “voto negativo”.
All’art. 3 comma 2 si legge:
(Piano per l’educazione socio-affettiva e di genere. Referente).
2.” Il piano per l’educazione socio-affettiva e di genere prevede misure, tempi dedicati e contenuti di carattere interdisciplinare, disciplinare, laboratoriale, curricolare ed extracurriculare rivolti agli alunni e alle alunne, agli studenti e alle studentesse. Esso indica i criteri di adozione di libri di testo e materiali didattici in conformità alle previsioni del codice di autoregolamentazione POLITE.”
Senza una consultazione seria e altamente condivisa con le famiglie rifiutiamo qualunque forma di indottrinamento che provenga da libri di testo orientati al “genere” senza il consenso dei genitori.
All’art. 5 si legge ancora :
(Formazione del personale docente e non docente).
(Formazione del personale docente e non docente).
“Per il triennio 2017-2019, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, inserisce tra le priorità del piano nazionale di formazione di cui all’articolo 1, comma 124, della legge 13 luglio 2015, n. 107, la formazione del personale scolastico, docente e non docente, alla parità di genere, alla prevenzione della violenza, alla non discriminazione e al contrasto dei discorsi di odio.”
Nel triennio 2013-2015 tutta la strategia nazionale Unar sulle discriminazioni a causa dell’orientamento sessuale e sull’identità di genere fu finanziata con dieci milioni di euro e fu affidata a 29 associazioni lgbt, adesso in questo triennio 2017/ 2019 chiediamo che contro le discriminazioni dovute alla disabilità, al sesso, alla razza, al disagio socioculturale, alla religione, a tutti i casi di iperattività non riconosciuti che ormai rappresentano una delle cause di maggior destabilizzazione delle classi, sia affidata ad associazioni di docenti, di genitori e di famiglie.
QUESTO E’ QUANTO STIAMO CHIEDENDO CON LA PETIZIONE NAZIONALE UNAR PROMOSSA DALLA NOSTRA ASSOCIAZIONE NON SI TOCCA LA FAMIGLIA INSIEME AL COMITATO DNF E A TUTTE LE SIGLE CHE RAPPRESENTANO I GENITORI.
Esiste una libertà di educazione dei docenti che deve rispettare quella delle famiglie su temi tanto controversi:
l’art. 1 del D.Lgs. 297/1994 afferma che ” ai docenti è garantita la libertà di insegnamento come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente. L’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni“.
La piena formazione degli alunni, offerta dai docenti, deve avvenire con il pieno e motivato Consenso da parte dei genitori.
IN BASE A QUESTE ISTANZE STIAMO PER PUBBLICARE UN “MANIFESTO DEGLI INSEGNANTI” sostenuto dal Comitato Difendiamo I Nostri Figli. Chiederemo a tutti i docenti e con la campagna “adotta un docente” a tutte le famiglie, di sottoscrivere questo patto di rispetto e alleanza tra genitori e insegnanti.
All’ art. 4. (Condivisione e pubblicità).
2. “Le istituzioni scolastiche assicurano l’informazione, la pubblicità e la comunicazione alle famiglie degli interventi educativi deliberati ai sensi della presente legge attraverso apposite comunicazioni e mediante pubblicazione nei propri siti Internet in attuazione del patto educativo di corresponsabilità sottoscritto dai genitori degli studenti e delle studentesse ai sensi dell’articolo 5-bis del regolamento dei cui al decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249.”
Contestiamo la modalità con cui, la firma del genitore sul PEC, apposta nella maggior parte delle volte in sede di iscrizione, venga ritenuta sufficiente come valida approvazione di quanto contenuto nel PTOF.
La famiglia, dal sito della scuola, apprende informazioni che spesso risultano scarne, ambigue e sfornite di dettagli indispensabili per avere un quadro chiaro su tutti gli aspetti specifici dei percorsi educativi proposti per l’anno scolastico.
Non è sufficiente pubblicare una circolare piuttosto che un link sul sito che racconti solo il nome del progetto come ” ed.. alla salute ” piuttosto che “educare alla diversità” e poi non si renda esplicito ai genitori chi porterà avanti l’itinerario, quando, con la presenza di quali soggetti, se i docenti saranno presenti oppure usciranno dall’aula come spesso viene evidenziato, trattando quali tematiche in modo specifico, perché talvolta si scopre che insieme alla asl territoriale interagiscono altre associazioni non sempre di matrice “culturale”.
E’ necessario che si dica chiaramente quali sussidi verranno utilizzati e distribuiti, per evitare che i genitori non approvino e lo scoprano dopo quando la diffusione è già avvenuta.
L’informazione deve prevedere una scheda tecnica che risponda a requisiti molto dettagliati che non lascino spazio a dubbi e ad errate interpretazioni da parte di chi porterà avanti il progetto.
Siamo decisi ad organizzare quanto si renda necessario per bloccare e presidiare i tre fronti a rischio rappresentati ora dal Miur, dall’Unar, dalla commissione Cultura della Camera.
Il contributo di tutti è essenziale nella diffusione delle petizioni che stiamo proponendo e nella risposta concreta ognuno darà se organizzeremo presidi davanti alle Istituzioni.
La Famiglia ha il dovere e il diritto di garantire istruzione ai propri figli nel rispetto dei propri valori etici, culturali, religiosi e filosofici.
Roma, 05 marzo 2017
IL PRESIDENTE
Giusy D’AMICO