Il  punto di vista di Giuseppe BRUNO ex Dirigente Scolastico rispettoso delle normative e del patto di corresponsabilità tra Scuola e Famiglia.

 

Con l’obiettivo di contrastare le violenza sulle donne – riferisce L’Espresso – nelle scuole di II grado di tutta la Regione a settembre verrà introdotta in via sperimentale la “nuova materia”. L’iniziativa è del Consiglio regionale piemontese e dell’Associazione Filosofia in Movimento“.

 

Per rispetto dell’Educazione delle nuove generazioni sarebbe ora di smetterla con questa aggressione mediatica e ideologica del mondo della scuola da parte di media disinformati e/o disinformanti. La succitata affermazione d’apertura manifesta, infatti, se presa alla lettera, una sconvolgente ignoranza – da parte di chi scrive – delle norme che sono alla base del funzionamento delle scuole italiane. Una tale frase sarebbe stata appropriata ai tempi del fascismo quando si decideva tutto dall’alto. Nonostante i continui e reiterati tentativi di egemonia da parte di una “certa cultura” totalmente ideologizzata, siamo ancora, per fortuna, e fino a prova contraria, in uno stato e in una scuola democratici. Nessuna istituzione centrale o periferica che sia può imporre sperimentazioni nelle singole istituzioni scolastiche. E’ bene che chi informa sappia o almeno dimostri di sapere come stanno effettivamente le cose. Le eventuali “sperimentazioni” da tali istituzioni centrali (Stato) o periferiche (REGIONE) proposte, non possono neanche essere prese in considerazione nelle singole istituzioni scolastiche senza che esse siano state prima canonicamente presentate, poi discusse e approvate dagli organi collegiali (in particolare Collegio Docenti e Consiglio di Istituto), organi preposti al funzionamento democratico e pluralista delle varie scuole italiane. Né tanto meno possono essere attuate senza che siano state regolarmente inserite nel PTOF della relativa istituzione scolastica. Inoltre, anche se approvate e inserite nel PTOF, le attività didattiche ad esse inerenti, non obbligano, comunque, gli alunni alla frequenza non essendo dette sperimentazioni parte del curriculum obbligatorio. Si obietterà, con il senno di poi, che quanto sopra precisato è ovvio e che ci vogliono tutti i suddetti passaggi perché davvero possano tali sperimentazioni essere attivate nelle singole scuole. Ma allora perché questo tono trionfalistico e saccente, che ignora totalmente e volutamente l’Autonomia delle singole Istituzioni scolastiche, come se esse non esistessero proprio e davanti a qualcosa voluta dalla Regione debbano essere pronte a genuflettersi. Anche se alla base vi fosse una convenzione firmata dal direttore dell’Ufficio scolastico regionale, senza un previo o successivo accordo con le singole istituzioni scolastiche tale progetto non sarebbe lo stesso realizzabile. La Legislazione concorrente non prevede infatti, e non potrebbe, la soppressione dell’Autonomia e della Democrazia scolastica. E per essere ancora più precisi un progettino del tutto unilaterale come quello proposto non può costituire, proprio perché troppo dirigista, una linea di indirizzo valida per tutte le istituzioni della Regione: manca il necessario apporto pluralistico-culturale. Quindi la decisione in merito non sta alla Regione e a qualche Soggetto compiacente, sta alle singole istituzioni scolastiche col coinvolgimento di tutte le loro Componenti (Dirigente, Docenti, Genitori, Alunni maggiorenni, Non Docenti) nel rispetto ciascuno del proprio ruolo. Ma questo chiama in causa un annoso problema: sono le varie Componenti in grado, per informazione, competenza, indipendenza di giudizio e autorevolezza, di svolgere il loro ruolo o sono pronte a compiacere sempre il potente di turno? Forse il tono trionfalistico e saccente vien proprio da qui: una scarsa, anzi nulla considerazione delle Istituzioni scolastiche nella loro Autonomia e Democrazia. Un caldo invito, quindi, a chi ancora crede nella funzione educativa e democratica della Scuola: le scuole, rivendichino la propria dignità, facciano valere i propri diritti e non si prestino alla propaganda politica di parte.

4 settembre 2018

                                                                                Giuseppe Bruno

 

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