Il dramma della pandemia ha indotto tante nazioni ad adottare misure drastiche di sicurezza per evitare la diffusione del contagio e tra queste, in Italia la prima è stata quella di chiudere tutte le scuole di ogni ordine e grado.
Considerato che sono circa 8 milioni gli studenti in Italia che con relativi genitori e docenti al seguito avrebbero diffuso il contagio oltre che essere contagiati, è stata provvidenziale la chiusura improvvisa, ben accolta da tutti coloro che chiedevano da settimane un simile provvedimento, e certamente da tutti gli alunni che ne auspicavano la chiusura pensando a vacanze anticipate.
Purtroppo siamo tutti in casa per qualcosa di molto grave che nulla a che vedere con le vacanze.
La scuola italiana benché alla sua prima esperienza in termini di didattica a distanza ha trovato subito risorse variegate per attrezzare in tempi brevi e alla meno peggio un’organizzazione sufficientemente adeguata per sopperire al vuoto strutturale delle lezioni svolte in classe.
Come docenti ci siamo organizzati da casa con video tutorial, lezioni via Skype, audio messaggi, video messaggi e gestione dei materiali da inserire nel registro elettronico etc…
Qualcuno già avvezzo alla flip classroom ha ampliato il suo raggio d’azione ma moltissimi altri si sono organizzati benissimo in pochi giorni con tutto quello che il web mette a disposizione.
Certo ” il più ” adesso è in mano alle famiglie ed è proprio di loro che vorrei parlare.
L’Italia è un paese forte, didatticamente preparato, combattivo e creativo tanto da non essersi scoraggiato affatto dell’imminente cambio di metodologia anche sul tema scuola.
Così nel giro di pochi giorni ogni classe ha avuto il suo contatto più o meno diretto con maestre professori da casa e il team docente con lo staff della propria dirigenza scolastica che, alle prese con continue emanazioni di circolari con cui indicare il come, quando, con quali sussidi didattici, e tempistiche, svolgere al meglio una programmazione che tenesse conto del momento ma anche del necessario coinvolgimento dei genitori, visto che ormai lo spazio di azione era quello delle famiglie.
Questo è il punto.
La Famiglia estremamente fragile e frammentata in questo tempo entra da protagonista in un contesto nuovo che la ricolloca nel suo ruolo prioritario: tornare a appropriarsi della sua vocazione e missione ed essere per i figli e la società: la prima agenzia educativa!
Le molte e diversificate problematiche legate a genitori sempre più impegnati con il lavoro e quindi entrambi lontani dal contesto familiare per lunghe ore al giorno, il tessuto traballante di molte relazioni in crisi, mi riferisco a separazioni tra genitori che quasi sempre incidono gravemente sul processo di apprendimento dei bambini, le molte situazioni di disagio socio culturale che acuiscono le problematiche relative alla possibilità di un apprendimento regolare, non ultimi i disturbi di apprendimento che a vario titolo la scuola cura, sostiene e accompagna, hanno reso il segmento comunicativo tra scuola e Famiglia assai difficile.
Fatte salve le dovute eccezioni di famiglie presenti, coinvolte e partecipi alla vita scolastica dei figli, purtroppo la grande maggioranza dei genitori demanda alla scuola qualunque tipo di responsabilità, dall’educazione intesa come buone maniere, al modo di curare i propri bisogni e adempiere i propri doveri, gestire e curare i propri materiali didattici, il tempo da dedicare ai compiti assegnati per casa, fino ai temi da trattare in classe con il consenso o senza consenso dei genitori.
In questo momento tutte queste dimensioni e molto altro è parte del vissuto quotidiano delle famiglie italiane e può trasformarsi in una nuova pagina della cultura da oggi più intrisa di famiglia, perché la famiglia è davvero l’humus su cui si fonda la società.
Allora perché dell’emergenza in atto non farne un’opportunità di metodo, una nuova via da intraprendere come quella di condividere tutto con i figli e maestri, e sentendosi parte integrante di un processo in evoluzione che porta con sé una sua bellezza oltre che una sua utilità?
Certo non quando ovviamente una sua fatica, ma dividendola a metà perché sia patrimonio di entrambi: scuola e Famiglia insieme unite e alleate per educare i propri bambini e ragazzi!
Su questo qualche riflessione come mamma e docente oltre che presidente di “Non si Tocca la Famiglia”.
Desidero allargare il panorama del nuovo approccio che i genitori stanno vivendo in collaborazione con la scuola ragionando insieme sulle nuove righe su cui si sta scrivendo la storia, sul tempo da dedicare all’educazione in famiglia.
Si potrebbe pensare a prolungare questa esperienza per esempio stabilendo con il Miur un nuovo Pec (Patto di corresponsabilità educativa) dove i genitori potranno e dovranno avere più accesso alla comunicazione con maestri e professori in vista di un più armonioso approccio di alleanze perché lo studio risulti un” affare di famiglia “e non più solo” affare “della scuola.
Più partecipazione e più consensi da chiedere ai genitori.
Più occasioni per gli alunni da vivere in presenza di maestri e famiglie.
Si potrebbe pensare ad un post scuola specifico per esempio, per alunni con difficoltà proprio attraverso video tutorial o video messaggi/video chiamate wzp che accompagnino il lavoro anche a casa.
Sarebbe auspicabile interrogare prima da casa per spegnere la tensione emotiva del giorno dopo a scuola. Alcuni ragazzi cedono per emotività davanti le interrogazioni e magari pensare per loro itinerari alternativi significherebbe non lasciarli soli.
Del resto i Bravi con la B maiuscola non hanno troppe necessità di interventi mirati, sono i più fragili che stanno a cuore di chi insegna e educa con coscienza.
In questo la presenza e la collaborazione della famiglia potrebbe risultare la chiave di volta per aprire i loro cuori, le loro potenzialità, la creatività che nasce con il piacere di fare le cose, perché filtrate da un bene più grande.
Il calore della famiglia e l’amore curano le ferite più profonde che a volte nascono dagli insuccessi o da incomprensioni che generano violenza, distrazione, svogliatezza.
Allora sul recentissimo decreto per emergenza virus emanato dal Miur sul congedo parentale se ne faccia un punto chiave in termini di partecipazione alla vita scolastica, a molti genitori inaccessibile visti gli orari di lavoro e per i quali non è previsto avere permessi per partecipare a consigli di classe o di Istituto.
Il Bullismo, come l’abbandono scolastico, come tutte le forme di intolleranza nascono da “incuria di relazioni”.
Nel senso che un bambino o un ragazzo chiede a questa società e alla famiglia un motivo per essere felice, un motivo per sentirsi amato, un luogo dove il suo esprimersi sia colto come qualcosa di prezioso di innovativo, dove i suoi fallimenti non sono il registro di “Uno che non va” ma di chi sa che ogni esperienza è una scommessa dove i suoi genitori e maestri per primi scommettono su di lui.
Questo può avvenire solo in una grande sinergia di intenzioni e di azioni tra scuola e Famiglia.
Ora le normative scolastiche si facciano carico di nuove disposizioni che riconoscano a pieno titolo la libertà di educazione dei genitori. Famiglia e educazione al centro e al vertice di un coinvolgimento epocale in termini di corresponsabilità educativa con la scuola stessa. La vera protagonista ora è la famiglia, sono i genitori nel loro nuovo porsi in veste di veri educatori. Loro, che la Costituzione Italiana riconosce come i primi soggetti di diritto nell’impegno a istruire ed educare i propri figli.
Loro, che la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo rivendica come aventi diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli.
Allora più spazio alle famiglie ma anche alla libera scelta di scuole che possano offrire questo da domani :un sevizio più a misura di famiglia e di bambino, un rapporto più completo aperto e collaborativo con i genitori, questo tempo non va sprecato anzi rilanciato chiedendo allo Stato che ogni alunno disponga di un assegno (quota capitaria) che gli consenta di scegliere con mamma e papà qual è la scuola che più si avvicina a questo modello di collaborazione tra le due realtà, una scuola davvero per tutti!
Non più la discriminazione di vedere i figli dei ricchi andare nelle scuole paritarie e i poveri accontentarsi di quelle pubbliche, perché indigenti.
Allora in questo momento senza scuola – non c’è differenza tra le scuole- perché la scuola la sta facendo la famiglia.
Ripartiamo da questo.
Adesso la vera libertà della famiglia dovrebbe essere scegliere una scuola che più si avvicina al modello di famiglia vissuto, usando una quota messa a disposizione dallo Stato per ogni bambino, affinché scelga liberamente in quale scuola andare.
Il costo standard per allievo è l’orizzonte di libertà che il nostro paese chiede dopo la grande privazione di libertà vissuta con l’emergenza del Corona virus.
La Famiglia merita molto di più di alcune promesse da parte delle Istituzioni e soprattutto è in grado di garantire stabilità alle scuole se il suo apporto, valorizzato come utente che collabora, continuerà ad offrire quel che è stato in grado di fare in queste preziose settimane.