Carriera Alias nelle scuole, tra abuso e vuoto normativo. Domande, riflessioni e pareri a confronto tra l’avvocato Daniela Bianchini, componente del Centro Studi Rosario Livatino e Giusy D’Amico presidente dell’Associazione non Si Tocca La Famiglia, docente, e responsabile della Commissione Scuola del Family Day .
Domanda di Giusy D’Amico
Dottoressa Daniela Bianchini possiamo spiegare a chi legge cosa sia questa inedita proposta, discussa, controversa, e che in alcuni istituti scolastici ha trovato approvazione con il nome di Carriera Alias?
Per carriera alias si intende una procedura che di fatto è stata introdotta in alcune scuole, senza alcuna previsione normativa e senza alcun parere positivo da parte del Ministero dell’Istruzione.
Questa procedura consiste nel garantire agli studenti transessuali o con disforia di genere che ne facciano richiesta di sostituire ‒ nel registro elettronico, negli elenchi e in tutti i documenti interni alla scuola ‒ il proprio nome anagrafico con un nome di elezione corrispondente al genere a cui si sentono di appartenere. In concreto, in ambito scolastico, lo studente viene riconosciuto con un genere diverso rispetto a quello che risulta dai documenti anagrafici e viene chiamato con il nome che preferisce (es. Tizio si riconosce femmina e chiede di essere chiamato e riconosciuto come Tizia o Sempronia).
La scuola si impegna inoltre a garantire agli studenti aderenti alla carriera alias spazi ad hoc (es. bagni, spogliatoi ecc.).
Alla base della carriera alias vi è un accordo di riservatezza fra la scuola, gli studenti e le loro famiglie per cui la scuola si impegna a non richiedere documentazione medica che certifichi la disforia di genere o la transessualità, né documentazione attestante un eventuale percorso psicologico iniziato dallo studente.
Sorge spontanea la domanda se tutto ciò sia disciplinato dalla legge, visto il contenuto sensibile della proposta.
No, la carriera alias non è prevista dalla legge e in materia non si è mai pronunciato neppure il Ministero dell’Istruzione.
Perché vi è una certa propaganda per introdurre la carriera alias nelle scuole?
I sostenitori della carriera alias ritengono che si tratti di una procedura a tutela dei bambini e dei ragazzi con disforia di genere o transessuale. L’obiettivo sarebbe quindi quello prevenire e contrastare gli atti di bullismo e le discriminazioni legate alla disforia di genere e alla transessualità, nonché quello di far sentire a proprio agio in ambito scolastico gli studenti che sentono di appartenere ad un genere diverso da quello anagrafico.
Lei pensa che questa soluzione sia corretta?
A mio avviso no. È senz’altro doveroso da parte della scuola prestare una maggiore attenzione agli studenti con eventuali disagi o difficoltà per garantire l’inclusione, nel pieno rispetto del diritto allo studio. Tuttavia la carriera alias, ad un’attenta valutazione, risulta essere non solo uno strumento inadeguato a raggiungere lo scopo ma anche uno strumento che può comportare più problemi di quelli che vorrebbe risolvere. Si pensi, ad esempio, alla disparità di trattamento fra studenti che questa procedura di fatto va a determinare. Ma non solo, Ci sono diverse criticità che devono essere considerate, sia di carattere metodologico/formativo che di carattere giuridico.
Quali sono le criticità di carattere metodologico/formative a cui si riferisce?
La scuola deve prevenire e contrastare ogni forma di discriminazione o disagio, andando alla radice dei problemi e non adottando soluzioni parziali e rivolte solo ad alcuni studenti.
Dobbiamo infatti considerare che oltre alla disforia di genere o alla transessualità ci sono tanti altri fattori che possono determinare insicurezza o disagi nei minori a scuola: si pensi ai disturbi alimentari, alle insicurezze per l’aspetto fisico, alle difficoltà relazionali, alle differenze culturali. La carriera alias non prende in considerazione tutti i possibili motivi di disagi vissuti dagli studenti nelle scuole e quindi crea una disparità di trattamento fra studenti.
Bisogna lavorare sull’empatia e sull’accoglienza: gli studenti devono essere incoraggiati a confrontarsi, a dialogare e a comprendere i bisogni degli altri perché i pregiudizi sono alimentati dalla non conoscenza e dalla mancanza di empatia. Su questo tema sono state presentate nel corso di questa Legislatura due interessanti proposte di legge che mirano ad introdurre nelle scuole l’educazione dell’intelligenza emotiva con lo scopo di favorire la comprensione reciproca: questo può essere davvero utile a tutti gli studenti. L’attivazione di procedure differenziate, invece, crea disparità di trattamento e di per sé non facilità il dialogo. Se si pensa poi al fatto che alle scuole viene preclusa la possibilità di acquisire la documentazione medica o psicologica, è ancora più palese come di per sé la carriera alias prescinda da quel necessario rapporto di collaborazione fra scuola e famiglia.
Inoltre, sempre sotto il profilo metodologico, bisogna ricordare che con i minori occorre avere la massima cautela, anche nell’assecondare le loro richieste: l’adolescenza è una fase particolare della crescita, caratterizzata da una maggiore impulsività ed emotività. Il nostro ordinamento consente già da diversi anni la rettifica dell’attribuzione anagrafica del sesso, all’esito di una procedura volta ad accertare in maniera rigorosa sia le modalità con cui è avvenuto il cambiamento del sesso, sia il carattere definitivo di detto cambiamento.
Riflessione di Giusy D’Amico
A questo proposito credo doverosa una riflessione come Associazione di genitori, circa la necessità che il Ministro dell’Istruzione intervenga e chiarisca i termini di riferimento della questione, a questo titolo come Non Si Tocca La Famiglia abbiamo lanciato una petizione, proprio perché l’argomento è ancora privo di riferimenti normativi chiari, e la preoccupazione sul piano pedagogico educativo deve rimanere il bene supremo del minore, la scuola dovrebbe richiedere su indicazioni ministeriali, la documentazione necessaria per stabilire come intervenire nel caso da attenzionare, seguire con cura, e porre al centro della riflessione dell’intera equipe pedagogica.
Acquisire dati sull’anno di vita reale dell’alunno, se è in corso un avviamento alla transizione, se esiste una diagnosi di disforia di genere, significa coinvolgere gli attori principali del percorso educativo, valutando anche con l’ausilio di esperti come rendere il più inclusivo possibile il clima in classe, e porre in essere iniziative di alfabetizzazione emotiva, volte ad instaurare relazioni positive nei confronti di quel disagio, che spesso in classe è legato a problematiche diversificate e che meritano le stesse attenzioni, poiché parte del percorso di crescita dei ragazzi.
Domanda di Giusy D’Amico
Quali sono invece le criticità sotto il profilo giuridico dottoressa Bianchini?
Le criticità della carriera alias sotto il profilo giuridico sono molteplici, a partire dal fatto che si tratta di una procedura non prevista dalla legge e che, come si è detto, dà luogo a disparità di trattamento fra gli studenti.
L’autonomia scolastica non legittima affatto l’introduzione della carriera alias nelle scuole, come invece alcuni hanno voluto affermare. L’autonomia scolastica, infatti, non consiste nella libertà di autodeterminazione dei percorsi formativi (di competenza del legislatore), ma nella flessibilità di operare all’interno di un quadro normativo precostituito. Ciò significa che l’autonomia è concessa alle scuole non per fini generali ma in funzione della realizzazione degli obiettivi di educazione, formazione ed istruzione fissati dalla legge, nonché nel rispetto della libertà di insegnamento e della libertà di scelta educativa delle famiglie, invece appare una forzatura che lede il patto di corresponsabilità tra scuola e famiglia, sancito nel d.P.R 235/2007. Le scuole rientrano tra le amministrazioni pubbliche e in quanto tali devono rispettare i vincoli derivanti dal loro inserimento nell’apparato organizzativo dello Stato.
Ma non solo. Occorre anche considerare la natura dei registri di classe e le funzioni esercitate dai dirigenti scolastici e dagli insegnanti.
I registri di classe sono atti pubblici finalizzati a documentare gli aspetti amministrativi della classe e in quanto tali, per legge, devono riportare l’elenco e i dati anagrafici degli alunni, le presenze, le assenze, eventuali note disciplinari ecc.: la carriera alias – prevedendo l’indicazione nei registri di nomi non corrispondenti a quelli anagrafici ‒ si pone quindi in contrasto con la legge e solleva anche tutta una serie di interrogativi sulle possibili conseguenze giuridiche legate alla difformità dei dati riportati nel registro rispetto a quelli anagrafici che risultano dall’iscrizione.
I dirigenti scolastici e gli insegnanti sono pubblici ufficiali, quindi sono chiamati ad esercitare le loro funzioni nel rispetto della legge e delle finalità generali del sistema scolastico, inoltre, nel rispetto del principio di imparzialità, sono chiamati ad agire senza fare discriminazioni.
Considerazione conclusiva di Giusy D’Amico
Siamo dunque dinanzi ad un sistema estremamente critico su cui sarà necessario acquisire da parte della scuola tutte le informazioni necessarie e le cautele del caso; inoltre, poiché l’età evolutiva, e non a caso è chiamata in questo modo, prevede un’evoluzione nella costruzione dell’identità di ogni bambino/a e ragazzo/a che variando nel tempo, può essere soggetta ad ulteriori modificazioni e quindi rappresentare un abuso nei confronti di un intero gruppo classe, che vedrebbe alterato nel tempo, un approccio discutibile sul cambio di nome di alcuni compagni a fronte di una percezione di genere che successivamente può nuovamente variare.
Insomma sottoporre giovani studenti a provvedimenti socialmente e scientificamente dubbi, li mette di fronte a pericolosi rischi educativi.
A questo proposito è stato pubblicato dal Family Day, un libretto intitolato ”Educazione all’affettività un patto di alleanza tra scuola e famiglia” elaborato da illustri esperti che a vario titolo, si sono espressi in ordine alle neuroscienze, alla psicologia, alla psichiatria, anche con il contributo di Non Si Tocca la Famiglia per offrire un vademecum in ordine al corretto approccio su temi tanto sensibili da trattare a scuola, e che proprio sulla Carriera Alias individuano l’approccio spesso ideologico e propagandistico dell’ideologia gender, su cui porre particolare attenzione .Questo evidentemente non vuole esprimere chiusura rispetto a problematiche reali in ordine alla confusione nella ricerca della propria identità in bambini e ragazzi, e su cui la scuola ha il dovere di interrogarsi, riflettere e formarsi adeguatamente, per essere all’altezza di fornire risposte significative, ma intende lasciare aperti interrogativi su cui riflettere, nel rispetto di tutti gli alunni, delle normative esistenti e del patto di alleanza e trasparenza tra scuola e famiglia.
Roma 16 dicembre 2021
LA SEGRETERIA