Con il ddl Zan non avremo più lo scudo del Consenso Informato Preventivo, costato anni di fatiche e che oggi insieme alla modalità collaudata di corretta interazione con le scuole, ha portato moltissimi genitori a vedere rispettato senza timori il diritto ad esercitare la propria libertà di educazione a scuola .
ESISTONO LE MODALITÀ PER VEDERE RISPETTATI I PROPRI DIRITTI.[ ]
Leggi l’articolo e l’intervista di una mamma di Firenze referente di “Non si Tocca la Famiglia” per replicare le buone prassi ?Unici in Europa ad avere lo strumento del Consenso Informato Preventivo possiamo ancora tutelare la libertà educativa dei genitori e mantenere sane alleanze tra Scuola e Famiglia.
Vediamo come a Firenze come Bologna, Milano, Roma e molte altre città e province in Italia, da anni sono oggetto di indottrinamento LGBTQI senza consenso dei genitori e nella maggior parte dei casi senza una vera e piena coscienza da parte delle scuole del cosa esattamente si sta proponendo ai propri studenti, visto che le proposte sono per lo più su tematiche estremamente importanti e in linea di principio ovviamente condivisibili. Lotta al bullismo, alle discriminazioni, alla violenza di genere, etc.
Quale genitore si opporrebbe ad un percorso educativo di prevenzione al bullismo o alla violenza in generale? Tutti siamo d’accordo. Ma può opporsi, se non è stato opportunamente informato e se non condivide i contenuti proposti.
Imporre o subdolamente instillare dubbi sulla propria identità sessuale, o imporre linee educative non condivise dalla Famiglia che per dettato costituzionale ha il diritto e dovere di educare i propri figli è un abuso, la stessa L.107 sulla Buona Scuola ha ribadito che non è presente nell’ordinamento scolastico italiano nessuna ideologia, teoria gender. La libertà educativa dei genitori è sancita anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo che all’art 26 recita: “i genitori hanno il diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai propri figli”. Noi sappiamo che nonostante tutte le rassicurazioni pubbliche e il negazionismo di certe correnti culturali e politiche, l’ideologia gender è entrata lo stesso nelle scuole e se ne facciamo denuncia è per bloccarne la diffusione. Ma non sempre si tratta di questo specifico argomento.
Spesso entra a scuola una certa visione di sessualità e di educazione sessuale che non condividiamo, un certo modo di affrontare la realtà sotto la lente di un certo approccio con la tecnica dello yoga che magari non rispecchia il nostro modo di porre attenzione alla nostra interiorità, un certo approccio alle relazioni che non coincidono con i valori dati ai nostri figli…per questi motivi vi invitiamo a consegnare sempre all’ufficio protocollo ad ogni inizio anno o all’atto dell’iscrizione il Documento di Consenso Informato Preventivo che comprende la Nota MIUR del 18/11/2018 che tutela la vostra libertà di educazione.
Quando vi viene detto che il progetto x era nel PTOF( piano triennale dell’offerta formativa) e dovevate controllare, rispondete che le informazioni non sempre sono sufficienti alla comprensione di come, cosa, quando e con chi sarebbe stato svolto il percorso nella classe di vostro figlio. Se non avete presentato il Documento del Consenso informato fatelo subito e chiedete un incontro con il dirigente scolastico per esporre dubbi e perplessità in modo disteso e cordiale. Nessun dirigente intende perdere la propria utenza e farà di tutto per venirvi incontro. La scuola promuove buone prassi per la risoluzione di problematiche diversificate, ma deve rispettare i genitori se i temi trattati a scuola, entrano in ambiti troppo sensibili e delicati, per i quali è d’obbligo l’autorizzazione dei genitori.
Anch’io sono referente di istituto per l’area bullismo e ho cura di presentare schede progettuali molto dettagliate per spiegare ai genitori chi farò intervenire, cosa si dirà, in quali contesti, quando, a fronte di quante ore, con quali sussidi didattici, che film farò vedere etc. Solo dopo raccolgo le adesioni. Purtroppo il gender entra a scuola proprio con tematiche di questo interesse sia per le famiglie che per i docenti.
Questo non deve accadere.
Il bagaglio valoriale della Famiglia non si tocca e avete il dovere di difenderlo, usando tutti gli strumenti che abbiamo messo a disposizione.
Per essere vigilanti proponiamo sempre ai genitori di candidarsi subito in Ottobre come rappresentanti di classe o di Istituto per offrire un servizio non solo come genitori sentinella, ma anche come famiglie impegnate ad aiutare la scuola, ciascuno nei limiti delle proprie disponibilità e conoscenze, non occorrono titoli per far questo. Fatto questo è bene creare una rete tra genitori, conoscervi, parlare dei figli, confrontarvi su temi vari ed essere pronti così a fare squadra nei momenti di bisogno non solo sul tema gender ma anche su temi di interesse generale per una buona crescita educativa dei vostri bambini e ragazzi.
Se vi trovate in difficoltà rispetto all’interazione con la scuola contattate subito una Associazione di genitori, sia noi di Non si Tocca la Famiglia, come qualunque altra realtà associativa di vostra conoscenza, ormai siamo sparsi su tutto il territorio nazionale .
A Firenze per esempio proprio la scorsa settimana in una scuola, la stessa associazione queer IREOS che si è presentata nella scuola dei figli di Marta, nostra referente per la Toscana – e lo è diventata dopo averci contattato e risolto il caso di seguito- indagando su chi fosse questa associazione IREOS ( andate a vedere sul sito…) ha capito che il progetto presentato era ambiguo…e senza autorizzazione dei genitori.
Chiediamo direttamente a lei come si è comportata con altri genitori in quel contesto e chi contattò subito per capire come fare.
INTERVISTA
Giusy D’Amico: Marta grazie intanto per aver accettato l’intervista!
DOMANDA:- Hai seguito i fatti di questi giorni svoltisi nella tua città a Firenze e analoghi a quel che accadde anche a te due anni fa?
RISPOSTA : – Sì, l’ho letto sul giornale …purtroppo qualche anno fa nella classe di mio figlio alle medie era stato presentato un progetto “Contro le discriminazioni”. Siccome io e un’altra mamma sapevamo che questi titoli volutamente generici ed accattivanti spesso nascondevano una vera e propria propaganda della teoria gender, ci siamo informate meglio con la prof che lo presentava. (Da notare che il progetto era tra quelli approvati per la scuola dal Comune di Firenze e raccolti sotto il nome “Le chiavi della città” e questo sembrava garantire serietà e sicurezza per i nostri ragazzi.) Abbiamo così scoperto che il progetto sponsorizzato dal Comune era organizzato da una certa associazione IREOS, che sarebbe venuta per 3 volte nella classe dei nostri figli presentando materiale cartaceo e multimediale con l’aiuto di una psicologa, senza che noi genitori potessimo sapere prima di cosa avrebbero parlato. Il sito dell’associazione non lasciava dubbi riguardo agli argomenti che sarebbero stati trattati…
DOMANDA: A quel punto cosa avete pensato di fare?
RISPOSTA : – Io e l’altra mamma abbiamo contattato la vostra associazione Non si Tocca la Famiglia che ci ha aiutato a capire come muoverci. Abbiamo deciso di evitare uno scontro frontale che rischiava avere ricadute negative sui nostri figli e abbiamo individuato chi in classe poteva essere più sensibile alla questione.
DOMANDA:- Avete avuto un’esperienza positiva sul piano delle relazioni con altri genitori?
RISPOSTA: – Abbiamo telefonato a ciascuna di queste mamme personalmente, spiegando ciò di cui eravamo venute a conoscenza e facendo loro conoscere l’associazione IREOS. La prima reazione è stata lo stupore, poi l’imbarazzo e quasi la vergogna ad ammettere che avrebbero preferito parlare loro di certi argomenti con i loro figli, senza demandare ad altri. Abbiamo dovuto rassicurarle che non erano omofobe se non erano d’accordo che il progetto si svolgesse in classe durante l’orario scolastico senza possibilità di scelta e abbiamo concordato sul chiedere che venisse reso facoltativo spostandolo nel pomeriggio, come le altre attività proposte dalla scuola, vedi per es il laboratorio di teatro o quello di ceramica. Tramite una delle rappresentanti di classe abbiamo sollevato la questione con la prof a nome di “alcuni genitori”. Lei allora ha deciso che o partecipavano tutti o nessuno e ha chiesto ai genitori di votare, scrivendo una mail a lei. È bastato quindi un solo no per far saltare il progetto che alla fine non è stato fatto.
DOMANDA:– Cosa consiglieresti ai genitori che vengono a trovarsi in situazioni analoghe?
RISPOSTA:- Consiglierei di non muoversi da sole, ma di cercare alleanze tramite l’amicizia tra genitori, per poter elaborare strategie costruttive con cui poter esprimere il nostro pensiero senza mettere a rischio i nostri figli nelle loro relazioni con i compagni e insegnanti.
DOMANDA: Cosa desideri per il futuro? – Come genitore voglio che continui ad esistere la libertà di pensiero e di parola, contro ogni possibile reato di opinione. Grazie Marta questa tua esperienza aiuterà la riflessione di molti genitori. Grazie per aver accettato, anche con preoccupazione inizialmente, di essere una nostra referente Non si tocca la Famiglia per la Toscana, come sentinella a servizio dei genitori.
RISPOSTA:– Sono ben contenta di aiutare altre famiglie a non cadere nelle trappole e soprattutto a non sentirsi sole e quindi impotenti. Non servono chissà quali competenze ma mettersi a servizio del buon senso e della libertà di continuare ad educare i nostri figli senza paure, tutto il resto viene mano mano.
SCARICA LA LETTERA DA INVIARE AI DIRIGENTI SCOLASTICI
Per info info@nonsitoccalafamiglia.org
Roma, 18 novembre 2020
L’Ass.ne NON SI TOCCA LA FAMIGLIA