Quando la scuola vera non si identifica con la ” Buona Scuola” .
Il primo settembre tra i molti colleghi convocati nelle segreterie per firmare la propria presa di servizio, non credo ci sia stato il solito e gioviale scambio di auguri, se non per i pochi eletti quelli con posto sicuro, certezza di continuità educativa e addirittura conferma del proprio team di docenza.
Quest’anno il senso di sconfitta e di impotenza dinanzi alla confusione di posti ancora vacanti e le incertezze con le quali si muove questa riforma a danno di famiglie coinvolte e sconvolte, ha preso il sopravvento in quell’esercito di docenti, protagonisti di stravolgimenti e aggiustamenti talvolta disumani, dove l’unica cosa che sembra essere importante e’ la sopravvivenza del sistema anche se in pessime condizioni .
Situazioni di classi con team spezzettati, incastri orari dove molti di noi ormai sono carte jolly da posizionare in modo strategico per evitare buchi, praticamente sempre più utilizzati come pedine tenendo scarsamente in conto il rapporto disfunzionale con gli alunni che sembra … interessare poco… tanto il programma si porterà avanti come si potrà… e se in quell’anno avrai anche l’Invalsi …allora tanti auguri davvero…
Insomma con poco cemento armato, pochi mattoni, poco di tutto ciò che serve davvero per reggere questa costruzione, spesso trionfa la pretesa dell’assurdo, tenere in piedi la gestione di una scuola con classi numerose, problematiche, con presenze sempre più numerose di bambini stranieri ormai fuori controllo con relative difficoltà linguistiche e di apprendimento da gestire…e spesso da soli..con piani didattici personalizzati che sottraggono tempo, richiedono enorme impegno e fatica, per poi tirare somme anche magre a fine anno, perche non si può fare tutto per tutti…e non tutto riesce quando le condizioni sono insufficienti per raggiungere tutti i degni obiettivi del caso.
La scuola dovrà reggere ad ogni scossa, in ogni modo possibile, con ogni strategia e mezzo probabile, che alla fine trascurerà l’unico aspetto davvero essenziale e insostituibile : la persona.
La persona, che e’ la radice da cui dovrebbe germogliare una didattica attenta e aggiornata su tutto e che invece sarà proprio l’ultima ad essere considerata.
La persona che e’ rappresentata dal bambino, che dovrebbe avere garanzie sul proprio futuro a scuola e dal docente che dovrebbe essere messo in condizione di operare in modo pertinente ed efficace utilizzando pienamente i propri spazi di azione e di lavoro.
Un docente oggi pur avendo a disposizione poco, deve essere pronto a sbrigare il molto, a moltiplicare il minimo, aspetti pratici e altamente problematici di gestione, dove bisogna essere pronti ad ogni modulazione di frequenza per far quadrare relazioni con i colleghi, orari, esigenze
diversificate, le varie iniziative da seguire in base alle esigenze del gruppo classe, i percorsi extra curriculari per l’ampliamento dell’offerta formativa, imprevisti di ogni tipo e… poi quando stai per pianificare il tuo lavoro e pensi di poter organizzare le cose in maniera serena e che offra al tempo stesso serenità al clima di apprendimento per i bambini, ecco che ci sono le classi da coprire, ci sono le classi da dividere perche’ non ci sono compresenze e nessuno può andare in copertura dei colleghi assenti , devi sottrarre tempo alle lezioni perche’ nel frattempo arrivano nuovi inserimenti e magari sono situazioni di bambini con difficoltà che richiedono il tempo dell’accoglienza, dell’analisi per comprendere da dove partire e dove arrivare, per quel numero di alunni con gravi disagi magari socioculturali e familiari, che non prevedono supporto alcuno…
Bisogna comunque trovare il tempo per dedicarti a loro. Inventare e modulare tecniche di insegnamento per interagire con bambini e ragazzi sempre più alle prese con disagi socio affettivi che meriterebbero un disegno di legge solo per definire assunzioni di personale con specifiche competenze psicologiche di accompagnamento.
Oggi il crollo della famiglia e la mancanza di politiche economiche serie per sostenerla, dovrebbero essere al centro delle preoccupazioni educative del Ministero.
A scuola lo sportello psicologico che offre certamente un supporto a genitori e alunni e’ un servizio molto buono, ma servirebbe una figura a sostegno dell’insegnante nel suo orario di lavoro, perche’ mentre spiega e corregge i compiti e poi lo fa per 4/5 discipline, non potendo esercitare anche la professione di psicologo contemporaneamente, potrebbe dedicarsi ai casi gravi e aiutarli a intraprendere percorsi di possibile risoluzione di conflitti che nella totalità dei casi dipendono dalla famiglia e che destabilizzano tantissimi bambini e ragazzi con conseguente disturbo per la classe.
Il centro e’ sempre lì, le relazioni affettive nella famiglia hanno un peso specifico non indifferente.
Sono portatrici sane di potenza per distruggere ma anche per redimere, per innalzarsi al di sopra di ogni difficoltà o di rimanere schiacciate dalla forza con cui si soccombe quando non giunge nessun aiuto dall’esterno.
Se questo micro mondo di bambini, fosse distribuito in classi di max 15 alunni già si potrebbe ragionare e se in quelle classi vi fossero addirittura maestre del luogo (e non docenti che da Palermo giungono ad Udine )sarebbe ancora meglio perché la serenità del docente e’ direttamente proporzionale a quella dell’alunno e della classe intera…
E’ necessario personale specializzato e competente, verso i fenomeni di xenofobia in aumento, verso quell’esercito di bambini iperattivi non riconosciuti, quel fiume di alunni piccoli e grandi, vittime di separazioni e divorzi feroci, che stanno cambiando il tessuto connettivo dell’infanzia fino all’adolescenza dove regna tanta instabilità emotiva, cominciare a porsi seriamente il problema di classi che continuano ad essere difficilmente gestibili.
Oggi queste emergenze sembrano rappresentare nella scuola un dato di cui parlare ma di fatto l’emergenza su cui si e’ concentrata una commissione fantasma presso il Miur, pare non riesca a proporre qualcosa su cui le famiglie possano essere d’accordo.
Non so qualcosa di molto semplice da proporre ai docenti magari in ordine alla formazione di competenze legate all’ascolto, alla capacita’ di empatia e condivisione di vissuti che a volte ci sfuggono perche corriamo…perche’ anche nella scuola si va di fretta…
Forse i nostri bambini e i nostri giovani chiedono solo che si dedichi loro del tempo, si spendano parole buone su ciò che appare cattivo ai loro occhi e difficile da vivere.
Queste Linee Guida sull’educazione affettiva e sessuale che stanno per essere emanate non soddisfano affatto le associazioni aderenti le piazze dei due family day.
Le notizie circolate in estate al riguardo hanno posto allarme nelle famiglie che non vogliono vedere violato il loro primato educativo proprio su temi etici tanto gravi e delicati come l’educazione affettiva, le linee guida non possono essere concepite secondo lo Stato, ma secondo le regole di casa da dove provengono i bambini perche’ riguardano l’impostazione base di una famiglia.
Senza parlare dell’emergenza sicurezza in plessi scolastici che non solo dopo ogni terremoto rimettono in discussione i tanti pericoli e danni che potrebbero essere evitati, ma pongono sul banco delle priorità piccoli accorgimenti che cadono nei meandri delle responsabilità del chi, deve fare cosa e quando… e lasciano che il lavoro necessario da fare rimanga sempre indietro e in continuo accumulo…
Insomma la lista sarebbe lunga ma mi limito a citare solo alcuni punti per riflettere insieme.
Il ministro ha dichiarato ai microfoni di Striscia la Notizia che e’ raddoppiato il fondo per gli istituti, quello che serve per comprare banchi e carta igienica …
Non vi e’ traccia di fondi investiti per queste emergenze essenziali…tra cui sapone, scottex, risme di carta…etc…
Insomma in questo ingorgo di priorità il Miur vorrebbe anche investire fondi per educare al genere alunni e insegnanti…
Questa e’ da considerarsi una presunta emergenza per la quale non abbiamo i numeri tali per giustificarla.
Comunque il Ministero al riguardo si e’ impegnato in un silenzio che lo stesso Fonags ha messo in evidenza quando a Luglio convocato per un nulla di fatto in ordine al comma 16, ha reagito facendosi sentire.
Si aspettava quell’incontro che ha lasciato senza risposte anche le migliaia di cittadini del Family Day cui non si concede ancora risposta in ordine all’ufficializzazione del Consenso Informato Preventivo, che in Friuli per esempio continua ad essere negato.
Quello che non si capisce bene, e’ cosa dovrebbe temere un Ministro dell’Istruzione, a rilasciare un atto formale che rispetti alla radice, il primato educativo delle famiglie.
I temi sensibili legati al comma 16, che toccano il bagaglio etico e dei valori che ogni famiglia deve poter impartire ai propri figli, e’ anche quanto dovrebbe poter garantire lo Stato, per assicurare il pieno rispetto del dettato costituzionale sul diritto e sul dovere della famiglia.
In fondo ai bambini di altre religioni si concede l’ astensione dall’ora di religione cattolica e attività alternativa, per coloro che hanno codici di alimentazione particolare( compresa quella religiosa ) si offre loro un pasto differenziato, nei campi scuola cui alcuni alunni non partecipano perche’ ritenuti onerosi dalle famiglie viene concessa astensione e attività alternativa .
Perche’ invece per esercitare la libertà educativa delle famiglie su tematiche delicate e in ordine alle quali solo i genitori possono dare assenso, ancora tanto gelido silenzio da parte del Miur?
Qualcosa non quadra…
In effetti dalle indiscrezioni di stampa uscite a Luglio su diversi giornali, e’ emerso che le Linee Guida al comma 16, ancora oggetto di studio da parte del ministero, contengono troppe ambiguità e linguaggi criptati per essere degni di fiducia da parte delle famiglie italiane, che per voce del Comitato Difendiamo I Nostri Figli dice non volere rischi su ulteriori ingerenze da parte di un certo pensiero che piu’ che valorizzare la Parità tra i sessi, assolutamente condivisa dal Comitato, in ordine a Diritti Opportunità e Dignità , sponsorizza spesso molto altro.
Per questo e’ stato necessario riunire il 25 giugno davanti al Miur, tutti i rappresentanti delle associazioni che sostengono il Comitato Difendiamo I
Nostri Figli, per dire chiaramente che non ci muoviamo di un millimetro dalla legittima richiesta di un milione di persone, che chiedono di essere preventivamente informate per dare il proprio Consenso a percorsi educativi non condivisi.
Per questo abbiamo inviato una delegazione anche il 4 Luglio davanti all’ufficio del Ministro Boschi che ha delega sulle Pari Opportunità, perche’ nel silenzio del Miur quelli impegnati nella macchina di regia sull’educazione di genere, si rendessero conto del fatto che continueremo a chiedere rispetto per i diritti delle famiglie, perché non siano discriminate, ma abbiano trattamenti di Pari Opportunità, come le famiglie di altre religioni, come le famiglie che chiedono rispetto culturale anche nella differenziazione dei pasti e senza dover sentire la propria scelta discriminata o peggio ancora ritenuta bigotta, riceva formale autorizzazione di astensione da linee educative ritenute non idonee per i propri figli.
Per questo anche il 30 Settembre in 16 città Italiane e’ stata celebrata la giornata per la Libertà educativa .
Siamo pronti come Associazione Non Si Tocca La Famiglia, a sostenere le prossime azioni di sensibilizzazione del Comitato DNF al cui interno siamo una delle Associazioni promotrici e organizzatrici dei due Family Day.
Per questo insieme agli amici del Comitato abbiamo organizzato nella stessa giornata del 30 settembre un presidio al Quirinale per inoltrare al Presidente Mattarella il Dossier dei casi gender nelle scuole, elaborato da Pro Vita e al quale abbiamo collaborato come associazione Non Si Tocca La Famiglia insieme al Comitato Art.26 .
Il Ministero dopo un anno, ancora non sa bene come pronunciarsi in ordine al tanto discusso comma 16, come se la scuola, non si fosse resa da sempre garante di un clima di accoglienza e di rispetto per tutti.
Si continua a ripetere che educare al genere significa liberare le bambine dallo stereotipo dei fiocchi rosa, delle bambole, dei ruoli da mammine e compagnia cantando.
De costruire il loro senso di inferiorità rispetto ai maschietti, sganciarle dagli studi classici e psicopedagogici…
Rendere i maschietti capaci di manifestare emozioni senza sentirsi giudicati se piangono o desiderano giochi non usuali, credo che i docenti ( compresa la sottoscritta) abbiano sempre rispettato che i bambini si esprimessero in modo libero, autentico senza mai condizionare le loro convinzioni, le loro radici .
Il vero docente sa osservare e intervenire solo se necessario, riesce a creare spazi di espressione dove nessuno possa sentirsi giudicato.
E’ necessario porre ogni attenzione e argini concreti ai fenomeni di discriminazione, ma parlarne non significa inculcare storture antropologiche
per favorire una parità che si traduce in una diluizione delle differenze sessuali dove tutto e’ uguale a tutto, bisogna al contrario valorizzare le differenze come una ricchezza, non azzerarle.
Questo approccio non crea uguaglianze ma alimenta le sfide tra maschi e femmine quando invece vanno ricostruite alleanze,
valorizzate le sfumature che ci rendono diversi e per questo estremamente attraenti.
Su questo dato non deve esserci confusione.
Tutte le attività relative al comma 16 devono poter rientrare nel quadro di una chiara e trasparente offerta formativa, di natura extra curriculare, mettendo a disposizione tutti i dettagli relativi a chi o quale ente/associazione svolgerà il percorso, cosa verrà detto, quando e come.
L’educazione di genere concepita sulla base di una generica de costruzione di stereotipi sessisti non ci piace quando si concentra in modo ossessivo e ideologico nel de strutturare figure come il padre e la madre, il maschio e la femmina, riducendole a categorie culturali indotte dalla società e ponendole addirittura in antitesi tra loro.
Questo approccio opera dei danni, non offre soluzioni piuttosto rischia di alimentare problemi.
Il gender che per superare le categorie maschio/femmina, madre/ padre spinge ad un indifferentismo sessuale pericoloso, e’ stato definito dal Santo Padre nei giorni passati : una cattiveria.
L’ha definito come una guerra mondiale contro la famiglia, ed e’ vero perché insegnare ad un bambino che si nasce da due corpi uguali significa porre dubbi esistenziali profondi nella costruzione della sua identità.
Siamo pronti per una mobilitazione massiccia qualora venisse rifiutato il diritto alle famiglie di astenere i propri figli da linee educative di genere su cui devono essere preventivamente e dettagliatamente informate.
Noi non crediamo sia necessario sottrarre ore alla didattica per insegnare qualcosa su cui le famiglie hanno espresso le proprie perplessità, su cui possa aprirsi un fronte divisivo, piuttosto crediamo che la scuola debba tornare a valorizzare lo spazio dell’ascolto, della collaborazione con le famiglie, del coltivare e irrigare territori invasi dalla solitudine di molti genitori che se aiutati potranno aiutare i loro figli e sentirsi anche loro in cuore ad una scuola davvero aperta e solidale.
Roma, 20 ottobre 2016
GIUSY D’Amico