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L'Europa sta arretrando clamorosamente sull'uso dei bloccanti la pubertà dei minori

L’Associazione Non si tocca la famiglia si unisce alla denuncia di tanti genitori, medici, educatori ed intellettuali sul carattere ideologico della fluidità de genere

                                                                                   FERMATEVI!

L’Europa sta arretrando clamorosamente sull’uso dei bloccanti la pubertà dei minori

L’Europa sta arretrando clamorosamente sull’uso dei farmaci che bloccano la pubertà, perché si sono rivelati un rischio serissimo per la salute di bambini e adolescenti. L’Associazione Non si tocca la famiglia si unisce alla denuncia di tanti genitori, medici, educatori ed intellettuali sul carattere ideologico della fluidità de genere.

A breve, l’Associazione Non Si Tocca La Famiglia darà notizia di una propria iniziativa per unirsi al grido di denuncia che si alza da tanti Paesi contro l’ideologia gender, una sciagurata ideologia che confonde la mente di moltissimi bambini e adolescenti occidentali (in altri contesti culturali non ha attecchito), portandoli a credere di vivere in un corpo sbagliato, illudendoli di poter cambiare la propria natura (invece di aiutarli a conciliarsi con essa) e pertanto destinandoli a diventare irrimediabilmente degli infelici.

Ma pochi altri nel nostro Paese si espongono a contestare queste pseudo terapie.

Nel marzo 2019, dopo che il Comitato nazionale di bioetica aveva autorizzato la somministrazione ai minori di bloccanti la pubertà, nei casi certificati (o presunti tali) di disforia di genere, l’Aifa ha introdotto la triptorelina nell’elenco dei medicinali erogabili a totale carico del nostro Servizio sanitario. La decisione ha provocato lo sgomento di quanti avevano già espresso più volte, e a chiare lettere, che non c’erano bastanti studi e sufficiente storia clinica per ritenerli innocui: anzi, era ragionevole ipotizzare pesanti effetti collaterali negativi sullo sviluppo dei giovanissimi pazienti … Ma l’asservimento al pensiero unico dilagante aveva avuto la meglio.

Ancor più grave la recente dichiarazione della Società Italiana di Pediatria, secondo la quale sono completamente reversibili gli effetti dei puberty blocker che continuano a essere somministrati nel nostro Paese.

Inghilterra, Svezia, Finlandia e Stati Uniti … In gran parte del mondo occidentale si moltiplicano le denunce, i passi indietro clamorosi, le indagini contro gli effetti rovinosi della transizione di genere dei minori: tutto accade, tuttavia, nel silenzio assordante dei media nostrani, con l’eccezione di voci attente del mondo pro-life (come quelle della nostra Associazione, fortemente impegnata su questo tema) e del femminismo.

Sul britannico The Times qualche giorno fa si leggeva che, dopo la chiusura del reparto della clinica Tavistock, mille famiglie sono pronte a fare causa all’ospedale per aver rovinato la salute dei loro figli.

Le accuse sono pesantissime:

Bambini e giovani adolescenti sono stati portati d’urgenza in trattamento senza la terapia appropriata e il coinvolgimento di specialisti, il che significa che sono stati diagnosticati erroneamente e hanno iniziato un percorso di trattamento che non era idoneo per loro. Questi bambini hanno subìto effetti pesanti e, in alcuni casi, irreversibili, dal trattamento che hanno ricevuto… Prevediamo che almeno 1.000 clienti si uniranno a questa azione.

Le accuse di negligenza medica si basano sui risultati di un rapporto firmato dalla dottoressa Hilary Cass, ex presidente del Royal College of Pediatrics and Child Health, incaricata di indagare in merito dal governo inglese.

La dottoressa Cass ha scoperto che la clinica ha trascurato altri problemi di salute mentale presenti nei bambini angosciati per il loro genere, omettendo di raccogliere dati sugli effetti collaterali dei bloccanti della pubertà, che a suo parere rischiano di fermare temporaneamente o permanentemente lo sviluppo del cervello dei minori.

Erano anni che dalla Tavistock arrivavano notizie di dimissioni di sanitari, rapporti, denunce e scandali.

La dott.ssa Evans, esperta di psicoterapia psicoanalitica alla gender clinic di Londra, ha pubblicamente diffuso le ragioni che l’hanno portata insieme al marito, lo psicanalista Marcus Evans, e altri coraggiosi medici, a ribellarsi alla prassi incontrollata di avviare i bambini a trattamenti ormonali sperimentali. In precedenza, aveva inutilmente avanzato alla direzione dell’ospedale riserve sulla fretta e la superficialità con cui venivano di prescritti ai bambini tali farmaci, dagli effetti potenzialmente irreversibili.

Malgrado queste denunce, la propaganda massiccia sui social ha prodotto un boom di ragazzini (oltre 3000 nel 2019) che chiedevano i trattamenti per cambiare sesso, affollando il reparto della clinica specializzato a trattare i disturbi dell’identità di genere: il servizio, essendo sotto pressione, tendeva per smaltire le lunghe liste di attesa ad avviare sempre più rapidamente i piccoli ai bloccanti.

Keira Bell, ragazzina proveniente da un ambiente familiare molto problematico e gravemente depressa, sottopostasi a soli 16 anni a una cura ormonale per diventare un maschio, ha denunciato la Tavistock per una frettolosa diagnosi di disforia di genere, rivelatasi poi falsa, e per i danni fisici irreversibili di una terapia iniziata quando non era in grado di comprenderne le conseguenze. Keira Bell è diventata la figura-simbolo dei detransitioners.

Quando ha saputo della decisione governativa di chiudere la clinica si è detta, in un’intervista, molto contenta:

Non voglio che altri giovani disperati, confusi e soli come lo ero io, vengano spinti a credere che la transizione sia l’unica risposta a tutte le loro domande. Ero una ragazza infelice che aveva bisogno di aiuto, e mi hanno trattata come una cavia.

Tutta la propaganda Lgbt favorevole alla transizione di genere, sostiene il cambiamento di sesso come sola possibile soluzione ai problemi di disagio identitario, quando invece le problematiche sono spesso legate, in bambini e adolescenti, ad eventi traumatici come abusi sessuali, abbandoni genitoriali, depressione, ansia, disturbi dello spettro autistico, instabilità emotiva dovuta all’età ed esacerbata da difficoltà di rapporto con i coetanei. La posizione Lgbt viene fatta valere in modo intollerante e perfino violento contro chiunque vi si si opponga: le stesse attiviste di Arcilesbica si definiscono sul proprio sito: ‘sotto attacco per essere contrarie alla maternità surrogata, alla pornografia e per difendere la differenza sessuale rispetto all’identità di genere’.

Naturalmente, all’ossessione ideologica si accompagna il business del mercato farmaceutico e della chirurgia estetica che girano attorno ai transgender (costretti ad assumere ormoni a vita, e successivamente altri farmaci per contrastare la decalcificazione ossea, gli sbalzi di umore che ne conseguono …). Per questo l’infernale meccanismo non si arresterà se quel grido: ” FERMATEVI!” non giungerà all’opinione pubblica, specie ai genitori, da ogni parte.

E non ci importa di essere tacciati di omofobia da gran parte dei mass media, per i nostri dubbi e la nostra volontà di difendere i più giovani: la schiera di quanti si oppongono a questi orrori si sta ingrossando!

Anche il Karolinska Institute, che offriva analogo servizio per l’identità di genere dei minori in Svezia, ha ammesso di avere rovinato la salute di numerosi bambini – soprattutto bambine (che sono la maggioranza dei minori che chiedono di cambiare sesso) – prescrivendo loro bloccanti della pubertà.

Negli Stati Uniti, l’American Academy of Pediatrics, è attaccata pesantemente da molti colleghi che accusano l’associazione di sponsorizzare in modo acritico la terapia affermativa (qui l’articolo

https://www.dailymail.co.uk/news/article-11099561/Leaked-internal-files-pediatricians-angry-professional-bodys-transgender-policy.html?ito=social-twitter_mailonline).

In Alabama è considerato un reato per i medici curare le persone transgender, di età inferiore ai 19 anni, con bloccanti della pubertà e ormoni.

Anche la Norvegia, pioniera del self- ID, ha posto dei limiti alla redditizia industria sanitaria della transizione, soprattutto nei casi in cui a farne le spese sono bambini e adolescenti.

Credo che la realtà dei fatti abbia iniziato a prendersi la sua rivincita sulla teoria dell’identità di genere: una follia ideologica che ha ubriacato anche l’Italia nell’ultimo decennio, consegnando al non senso centinaia di giovani e bambini.

Un’assurdità da cui stanno progressivamente fuggendo quegli Stati che, prima di noi, sono stati messi sotto assedio: i Paesi del nord Europa, gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia e il Belgio…

È giunto il tempo della verità, quella che non fa sconti: una parte importante del mondo scientifico, prima ‘assoldato’ o messo a tacere, oggi si ribella e contrappone i risultati sperimentali all’utopia gender.

Avremo che di che rispondere al tribunale degli innocenti un giorno e non potremo dire che non sapevamo… Non avevamo capito…

Roma, 12 settembre 2022

                                                                                              Il Presidente

                                                                                   Giusy D’Amico