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Un Appello - Manifesto europeo per fermare cure invasive ai bambini con presunta disforia di genere

Un appello-manifesto promosso dall’Osservatorio internazionale La Petite Sirène chiede un approccio ai problemi di identità di genere dei minori che ne preservi l’integrità fisica e psichica

Il 7 luglio 2022 è stato pubblicato un Rapporto del Consiglio d’Europa che domanda a tutti i Paesi europei di rendere possibile ad ogni cittadino, anche se minorenne, il cambiamento del proprio sesso anagrafico con una semplice autodichiarazione. 

Contemporaneamente alcuni quotidiani, come Il Foglio (nell’editoriale del 12 luglio), hanno dato notizia dell’Appello, comparso sul settimanale francese le Point e su quello belga le Soir, che denuncia il carattere ideologico e violento, della transizione di genere quando riguarda persone giovanissime, che non hanno consapevolezza alcuna delle conseguenze a cui vanno incontro. Tra i primi firmatari del documento, che ha ottenuto l’adesione di centinaia di scienziati e intellettuali, il dott. David Bell, psichiatra ed ex dirigente della Tavistock, una clinica londinese nota per un reparto specializzato nel ‘cambio di sesso’ dei minori.

Qualche anno fa, mentre era ancora presidente della British Psychoanaytic Society, David Bell, aveva denunciato in un rapporto interno, supportato dalle dichiarazioni di numerosi colleghi, le pesanti ricadute fisiche e psicologiche delle terapie ormonali con cui venivano trattati nella sua clinica i giovani pazienti affetti da disforia di genere. Il rapporto era costato allo psichiatra un’azione disciplinare, provocandone – per una questione di coscienza – le dimissioni: “Non potevo andare avanti così… non potevo più vivere così, sapendo del cattivo trattamento che viene riservato ai bambini”.

Successivamente, l’inchiesta attuata per volontà del governo da una commissione indipendente aveva confermato la fondatezza delle sue denunce, tanto che il servizio sanitario britannico ha imposto alla Tavistock di chiudere entro il 2023 il reparto in questione.  

Data la gravità di questi e altri fatti e il perdurante pressing sui più giovani attuato dai mezzi di informazione – per volontà di influenti gruppi di pressione e diverse organizzazioni internazionali – l’importante appello-manifesto sottoscritto anche dal dott. Bell manifesta una coraggiosa e salutare resistenza di parte del mondo scientifico alle follie del transgender nei bambini. Lo stesso Osservatorio La Petite Sirène, che ha promosso il documento, nasce da un gruppo internazionale di medici, psicologi e intellettuali di indiscussa autorevolezza, per contrastare la deriva ideologica del cosiddetto “approccio affermativo” ai problemi di identità di genere dei minori: Una deriva, si legge nella presentazione dell’appello, che conduce a una reazione medica eccessivamente frettolosa, capace di produrre alterazioni fisiche irreversibili, in particolare tra gli adolescenti, alcuni dei quali mostrano problemi psicopatologici che dovrebbero essere affrontati con un approccio non affermativo [cioè andrebbero curati].

l’Osservatorio ha richiesto nei media e nelle scuole un affronto più rigoroso – cioè fondato su studi seri e dati scientificamente accertati – a questa tematica. Nella presentazione dell’Appello, infatti, si legge: 

Noi scienziati, medici e studiosi delle scienze umane e sociali, facciamo appello ai media per presentare studi seri e scientificamente accertati, riguardanti il cambiamento di genere dei bambini nei programmi destinati a un vasto pubblico… Bambini e adolescenti vengono esibiti in programmi con i genitori per mostrare quanto sia benefico il cambiamento di genere, senza che nessuno esprima la minima riserva o fornisca dati. Gli scienziati critici vengono insultati. Questi programmi ripetitivi hanno lo scopo di indottrinare i giovani e i social lo accentuano. Ci opponiamo fermamente all’affermazione che uomini e donne siano semplicemente costrutti sociali. Non puoi scegliere il tuo sesso e ce ne sono solamente due.

 Spesso gli adolescenti vivono con disagio i cambiamenti dello sviluppo puberale e manifestano incertezza rispetto alla propria identità: distinguere tra una fisiologica difficoltà ad accettare le trasformazioni fisiche in atto e un quadro patologico (che richieda interventi di natura medica) rappresenta una diagnosi complessa e richiede prudenza, soprattutto in presenza di altri disturbi psichici, frequenti nei bambini e negli adolescenti che chiedono di cambiare sesso: troviamo in questi giovani – si legge nell’Appello – un numero elevatissimo di disturbi psichiatrici associati: anoressia, autismo, depressione, disturbi psicotici, traumi legati ad aggressioni sessuali …”. Anche perché – sottolineano gli autori del documento – la personalità di questi giovanissimi pazienti è ancora in formazione e, nella stragrande maggioranza dei casi, l’incertezza sull’identità sessuale di cui soffrono svanisce crescendo: per questo appare prematuro e moralmente riprovevole affibbiare un’etichetta a questi pazienti e offrire loro un percorso medico estremamente invasivo – che li destina a consumare farmaci per tutta la vita – prima che abbiano l’età necessaria per comprendere tutte le implicazioni delle proprie scelte! Come si legge ancora nel testo: 

Non si tratta ovviamente di lasciare un bambino solo di fronte alla sua reale angoscia in un conflitto di genere. Se la sofferenza del bambino deve ovviamente essere ascoltata, accolta e accompagnata … L’interesse superiore del bambino, legato alla sua immaturità fisica e cognitiva, dovrebbe vietarci qualsiasi intervento sul suo corpo che non sia una questione di urgenza vitale o di cure essenziali per la sua salute. Le terapie verbali, familiari e individuali dovrebbero avere la precedenza durante l’infanzia e l’adolescenza per aiutare il bambino a trovare risposte specifiche alla sua sofferenza (e non offrirgli un protocollo medico sistematizzato) preservando o aprendogli la possibilità di un dubbio sulla sua problematica.

 

L’Appello chiede che – sui mass media e nei corsi di educazione sessuale a scuola – si smetta di propagandare il cambiamento di sesso dei minori, senza fornire sulla questione dati scientifici seri e senza informare sui gravi rischi di tali operazioni: un approccio che favorisce la crescita esponenziale del numero di bambini e adolescenti che chiedono di cambiare sesso … Infine, denuncia la totale mancanza di rispetto nell’approccio transgender per opinioni e punti di vista diversi, per cui si afferma, ad opera dei trans attivisti e dei loro supporters, un pensiero unico. Un pensiero che demonizza chi si azzarda a fare domande o mette in luce l’insensatezza dell’ideologia gender che giustifica queste pratiche nocive. Un’ideologia che, contro ogni evidenza, presuppone nell’essere umano la totale scissione tra la dimensione biologica (il sesso) e quella psichica (l’identità di genere), per cui essere uomini o donne dovrebbe dipendere unicamente dalle intime e variabili percezioni del soggetto. 

La dott. Giusy D’Amico e altri responsabili dell’associazione Non si tocca la famiglia, impegnata da tempo a contrastare la diffusione delle teorie gender nelle scuole, stanno approfondendo in queste ultime settimane i contenuti dell’importantissimo documento che mostra il netto cambio di mentalità che sta avvenendo, in una parte significativa della società occidentale, su queste problematiche. Diversi esperti e intellettuali si stanno finalmente interrogando con serietà e coraggio sulla pericolosità di queste terapie mediche che, invece di mirare a riallineare la mente con il corpo, come accade ad esempio per i disturbi alimentari (nessuno specialista aiuterebbe una ragazzina anoressica a dimagrire più rapidamente …), accrescono invece con cure ormonali e mutilazioni chirurgiche la loro disarmonia (nessuno può infatti trasformare realmente un maschio in una donna e viceversa) e quindi l’infelicità profonda che ne deriva (come evidenziano purtroppo – anche nei Paesi maggiormente gay friendly –  i tassi elevati di depressione, dipendenze varie e tentativi di suicidio in questa parte di popolazione).