ARTICOLO a cura di Lucia Comelli

Cari concittadini: firmate il Manifesto europeo per proteggere i minori dalla propaganda gender e diffondete ampiamente la relativa Petizione!

L’allarmante caso del Careggi e l’interrogazione del Sen. Gasparri

Cari concittadini: firmate il Manifesto europeo per proteggere i minori dalla propaganda gender e diffondete ampiamente la relativa Petizione!  L’allarmante caso del Careggi e l’interrogazione del Sen. Gasparri

 

Nel luglio 2022 un appello-manifesto dell’Osservatorio internazionale La Petite Sirène [1], uscito su diversi giornali europei, ha chiesto alle istituzioni e ai mass-media una trattazione più oggettiva, cioè aderente ai dati scientifici, e ‘plurale’ ai problemi di identità di genere dei minori, cioè meno appiattita sul cosiddetto “approccio affermativo” promosso dagli attivisti Lgbtq+

Il documento denuncia i gravi danni nei giovanissimi pazienti provocati da diagnosi di disforia, e quindi transizioni di genere, troppo frettolose, che utilizzano terapie ormonali rischiose e dall’esito largamente incerto. Nell’elenco dei primi firmatari del Manifesto, tra i quali moltissimi luminari della medicina e professionisti dell’infanzia, spicca il nome di David Bell – a lungo dirigente della Tavistock Clinic di Londra, la più grande clinica inglese specializzata nel cambio di sesso dei minori (poi chiusa a seguito di un’indagine governativa) – prima di denunciarne gli abusi sui pazienti e licenziarsi.

Il Manifesto europeo è stato presentato ufficialmente in Italia il 28 ottobre dell’anno scorso nel corso di un convegno: Il rischio educativo nel linguaggio dei media – che l’associazione Non si tocca la Famiglia aveva organizzato a Roma, in Campidoglio, con la collaborazione dell’Osservatorio di Bioetica di Siena [2]. Malgrado la Giunta Gualtieri, all’ultimo minuto, avesse negato la Sala della Protomoteca [3], il convegno si tenne ugualmente e con successo, alla presenza di diversi specialisti e dei rappresentanti di Belgio e Francia, i due Stati che avevano promosso per primi il documento.

 Le stesse associazioni hanno rilanciato quest’anno il Manifesto europeo, nel corso di un convegno tenutosi il 24 novembre nella splendida sede della Biblioteca della Camera dei Deputati. Nel corso dell’evento, cui hanno aderito – oltre a diverse associazioni italiane – delegati della Repubblica di San Marino, dell’Ungheria e della Polonia, si sono confrontati diversi professionisti della salute e altri esperti: per contrastare nelle scuole, nei media e sul web il contagio sociale dell’ideologia gender – come si legge sulla locandina dell’evento.

 Il 1 dicembre delegati ungheresi – in un incontro a Roma – hanno invitato a Budapest, per il prossimo marzo, i promotori dei due precedenti convegni per incontrare membri del loro governo e rappresentanti di gruppi pro-family: si tratta di progettare una collaborazione  che – attraverso un terzo convegno in primavera di presentazione del Manifesto europeo e della relativa problematica – coinvolga altre nazioni europee, come la Lettonia, la Lituania e la Spagna (con cui sono in corso trattative) per una comune riflessione e iniziative a tutela delle radici stesse dell’umano.  

Con l’intento di difendere la libertà educativa dei genitori a scuola e i minori da sperimentazioni sociosanitarie spericolate (si pensi alla Carriera Alias presente in quasi 200 istituti superiori del Paese [4] e alla somministrazione a bambini di farmaci molto invasivi, come la triptorelina, anche in assenza delle visite psichiatriche previste dall’Aifa) gli organizzatori di queste iniziative, come la dott.ssa Giusy D’Amico (presidente dell’associazione Non si tocca la Famiglia) invitano calorosamente tutti cittadini, specie se professionisti della salute, a firmare il documento (sul sito www.accompagnareibambini.it) e a diffondere largamente la Petizione, per raccogliere quante più adesioni sia possibile – firme che rimarranno nell’anonimato – e consegnarle al più presto nelle mani dei Ministri dell’Istruzione e della Salute

L’interrogazione del sen. Maurizio Gasparri –  L’on. Gasparri ha denunciato in Senato il fatto che all’ospedale Careggi di Firenze ai bimbi di età media di 11 anni cui viene diagnosticata la disforia di genere, i farmaci bloccanti della pubertà – in vista del ‘cambio di sesso’ –vengono iniettati senza assistenza psicoterapeutica e psichiatrica, e che nell’ospedale non esiste un reparto di neuropsichiatria infantile. Mancano quindi i requisiti fondamentali che l’Aifa nel 2019 ha richiesto, autorizzando l’uso off-label della triptorelina. Non solo per usare questo farmaco deve essere fatta la psicoterapia, ma è necessario che un’equipe multidisciplinare confermi la diagnosi di disforia. Invece, le due dottoresse che gestiscono il reparto, una psicologa e un’endocrinologa, hanno affermato che la presa in carico per i percorsi di affermazione di genere non prevede psicoterapia e che le valutazioni psicologiche sui bambini avvengono principalmente sulla base di ciò che gli stessi riferiscono. Se i farmaci bloccanti la pubertà vengono prescritti – come la dottoressa Ristori conferma – per dare ai bambini il tempo di esplorare la loro identità di genere e decidere se proseguire il percorso di transizione – Sorge spontanea la domanda: Come si può esplorare l’identità di genere se la sessualità viene bloccata? Le due dottoresse in questione hanno inoltre pubblicato studi clinici sostenendo che i sintomi della anoressia e dell’autismo di cui soffrono diversi piccoli pazienti sono secondari alla disforia di genere e dunque si possono curare con i bloccanti (ancora una volta senza una diagnosi differenziale; vale a dire con gli stessi farmaci usati per la castrazione chimica).  Nel 2018 il Comitato bioetico ha dato parere favorevole alla richiesta dell’Aifa, nonostante i rischi importanti legati all’uso della triptorelina. Gasparri – nella sua interrogazione – chiede se il nuovo Comitato etico condivida quel parere e se la Presidenza del Consiglio e il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, siano a conoscenza di quanto avviene al Careggi ed eventualmente in altri ospedali. [5]

[1] Un gruppo franco-belga di medici, psicologi, insegnanti e accademici.

[2] All’iniziativa avevano aderito anche altre realtà (Family Day, Tempi, Ditelo sui tetti, Associazione Medici Cattolici Italiani, La Petite Sirène e Genitori De Gender).

[3] Alla pressione dell’ex presidente delle Famiglie arcobaleno, Marilena Grassadonia, oggi a capo dell’Ufficio Lgbt+ del Comune.

[4] La Carriera Alias rappresenta un protocollo interno che permette – agli studenti che ne facciano richiesta – di utilizzare un nome diverso da quello anagrafico, anche in assenza di un certificato medico che attesti la presenza effettiva di una disforia di genere. Si tratta della cosiddetta transizione sociale, un vero e proprio intervento sociosanitario (come lo definiscono le Nuove linee guida inglesi per il trattamento della disforia di genere nei minori) che esula dalle finalità della scuola e che – oltre ad essere del tutto arbitrario dal punto di vista giuridico – risulta rischiosissimo per il futuro di chi ne usufruisce. Infatti, chi entra in questo percorso (unicamente in base alle proprie mutevoli percezioni) finisce per cristallizzare le incertezze sulla propria identità di genere – piuttosto comuni nell’età evolutiva e destinate nella stragrande maggioranza dei casi (oltre l’80%) a risolversi con la crescita – in nuove definizioni di sé (come quella di transgender).  Così che il 99% di questi minori prosegue in un percorso che li costringe ad assumere per tutta la vita farmaci potenzialmente nocivi e ad affrontare eventuali interventi chirurgici, dall’esito incerto, con il rischio di scoprire nel tempo, con enorme rammarico, che la radice del proprio disagio esistenziale era un’altra (vedi il fenomeno, in crescita, dei detransitioner). Per questo, nel documento inglese, si consiglia per i minori grande cautela e si privilegia rispetto ai farmaci l’utilizzo della psicoterapia.

[5]  Cfr.  Cambio di genere, i dubbi del senatore Maurizio Gasparri sul Careggi, in Corriere della Sera, 20 dicembre 2023.

Roma, 23 dicembre 2023

                                               Lucia Comelli