SI QUELLA PREGHIERA IN CLASSE E LA CONDANNA DI UN MONDO SENZA DIO

Chi ha paura di una preghiera in classe?

Una riflessione di Giusy D'Amico Docente di scuola primaria

Si Quella preghiera in classe e la condanna di un mondo senza Dio.

Chi ha paura di una preghiera in classe? 

Una riflessione di Giusy D’Amico Docente di scuola primaria 

Il caso della maestra di Oristano ci offre la misura di quanto l’odio a Cristo e alla sua chiesa siano sempre più radicati in una società secolarizzata, cristianizzata e piena di parole vuote, che suonano spesso come inclusione, accoglienza, non discriminazione, ma poi di fatto tradiscono, discriminano, escludono quanti non si allineano al pensiero politicamente corretto. 

I non allineati sono i nuovi martiri dell’occidente, coloro che in una società sempre più lontana dai riferimenti e dai valori culturali, antropologici e religiosi più profondi , vengono immolati sull’altare dei presunti diritti per negare poi allo stesso tempo i diritti fondamentali di ogni uomo e cioè la libertà di espressione, la libertà di pensiero, il diritto al libero esercizio della propria religione, nel rispetto della religione del pensiero altrui, al libero esercizio dell’educare al vero, al bello. 

Certe manovre da tribunale dell’Inquisizione hanno il sapore di una vendetta punitiva: colpirne uno per educarne cento. 

È pura ipocrisia gridare “all’untore” riferendosi ad una maestra che fa recitare due preghiere, o meglio due poesie, quando quello a cui sono sottoposti i nostri giovanissimi spesso è di una gravità assoluta e sempre più spesso denunciata dai più.

Sono due poesie quelle preghiere se pensiamo che l’Ave Maria nell’inno alla Vergine di Dante Alighieri nel canto del paradiso, è materia di poesia elevatissima… e dunque anche qui cosa dovremmo fare, censurare anche la poesia, l’arte, le lettere? Anche qui una denuncia per tentata professione di fede del poeta e del professore che l’assegnerebbe da leggere, studiare e commentare?

Siamo al limite del ridicolo dunque, se pensiamo, quanto i nostri bambini e ragazzi sono quotidianamente esposti ad ogni tipo di amenità, non quando orrore, sul web, sulle piattaforme social in cui navigano soli, dove passa di tutto… Dove persino a scuola imperversano progetti che si autodefiniscono educativi e inclusivi, raccontando loro menzogne come il gender, professando assurdità come la fluidità di genere… 

Sono i nuovi martiri, quelli presi al bersaglio, e vittime di una persecuzione sottile, silente, strisciante, dove non viene tagliata la testa come ai tempi dell’isis ma a colpi di sentenze viene chiusa la bocca, legate le mani, e posta sul capo, una scritta perché rimanga il marchio indelebile dei disobbedienti

Ecco io come insegnante di scuola primaria che da oltre 25 anni esercito una professione che amo e per la quale nutro  passione perché rivolta ai bambini, alla loro crescita e alla loro educazione libera, sento e ribadisco l’esigenza non solo di continuare a fare quello che già facevo cioè dare segni della mia fede in quel Dio… “che move il sole e l’altre stelle”... (oltre Dante quanti  giganti letterati cristiani potrei citare, per narrare come  hanno influenzato tutta la loro letteratura di quel sentire, e anche qui dunque avremmo un problema, non insegnare e non  spiegare autori poggiati su solide radici Cristiane.)

È necessario operare una riflessione seria sulla gravità della sospensione inflitta alla docente, solo per aver offerto uno sguardo sul mondo e verso quella dimensione del “Totalmente altro” che attira le coscienze, di ogni tempo e di tutti coloro che cercano un senso al proprio vivere. 

I bambini si appassionano alla vita se hanno maestri appassionati e innamorati delle cose che vivono, ed è giusto che le conoscano per, apprezzarle, confrontarle con le proprie, non necessariamente per viverle, ma per conoscerle valorizzando   quel mondo così variegato dove vivono, e del quale è bello arricchirsi. 

Esprimo dunque piena e convinta solidarietà a questa collega dopo tutta l’onda anomala che le ha procurato il linciaggio mediatico visto sulla stampa di questi giorni. 

Io spero che questo fatto si tramuti in un’occasione per uscire allo scoperto insieme a Tanti insegnanti, rivendicando il proprio bagaglio culturale religioso, bimillenario, che il cristianesimo ha consegnato alla storia e ne ha permeato ogni contorno. 

Non dovremmo essere puniti in una scuola Laica, perché Laica non significa atea, significa che rispetta l’identità di tutti e proclama le sue origini come preziose fondamenta di un paese totalmente impregnato di cristianesimo. 

Se una maestra fa una preghiera o invita a recitarne una per farla conoscere, lasciando ovviamente liberi i bambini di farlo o meno, apre una finestra sul sacro, sull’eternità e sa Dio quanto bisogno hanno i bambini oggi di desiderare l’eterno che portano dentro in ogni loro cellula, e di cui portano le tracce in quel desiderio grande che hanno di amare e di essere amati.

L’altra settimana studiando Leopardi abbiamo parlato della grandezza di opere letterarie, dove la ricerca di Dio è tutta intrisa di quell’ansia di infinito che conduce chi la pratica, alla ricerca di un senso. 

I bambini erano affascinati… fantasticavano sull’ Infinito ed elaboravano pensiero profondi. 

E noi dovremmo privare i nostri fanciulli di così tanta armonia e bellezza? 

Io personalmente nella mia classe di 18 alunni di cui sette di religione musulmana non mi sono mai privata di fare il segno della croce per esempio, prima dei pasti in arrivo dalla mensa, e ho sempre invitato tutti i bambini a ringraziare per il cibo che avevano davanti, per il fatto che ci fosse qualcuno a servirlo caldo, a costo bassissimo, sparecchiando pure i banchi. 

Niente è dovuto, tanto meno il pane quotidiano. 

Ogni giorno i bambini musulmani non fanno il segno della croce ma riconoscono il valore di quel momento reso prezioso da un ringraziamento unito alla meditazione che li rende tutti e 17 un gruppo unico, con uno spirito grato. 

Tutto questo insegna loro, proprio il valore della condivisione del rispetto e della consapevolezza. 

Cosa c’è di più alto da suscitare in un bambino, che il senso della gratitudine e della devozione a chi ti fa del bene. 

Quale migliore lezione di educazione civica è riscoprire uno spirito di stupore e ringraziamento il rispetto per le reciproche diversità. 

Penso di poter dire di più, perché insegnare i valori di una religione come quella cristiana profondamente fondata e orientata ai valori della misericordia, dell’altruismo, della gratuità di certe relazioni, non basate necessariamente sul “do ut des” , potrebbe infondere nuovo vigore, e  rafforzare il senso civico che a volte se slegato da una coscienza formata, conduce a scarsi risultati sul piano della reciprocità di certe buone prassi. 

Tutto il filo rosso che guida l’opera del Manzoni nei Promessi Sposi per esempio è legato alla Provvidenza di Dio nella storia. 

Se il pericolo che si voleva evitare con la sospensione della collega era quello di non discriminare e offendere  altre religioni, faccio notare che i bambini mussulmani hanno un grandissimo rispetto per la religione cristiana perché loro considerano  la figura di Gesù di Nazareth quella di un profeta da rispettare, hanno l’esonero dalla religione cattolica ma nella mia classe hanno accolto con molto entusiasmo la visione di alcuni spezzoni del film “I dieci comandamenti”, conoscevano la storia di Mosè salvato dalle acque, figura di Gesù. 

È necessario riprendere il coraggio di testimoniare la verità anche sapendo di dover pagare un prezzo molto alto, ma non possiamo inginocchiarci al pensiero unico dominante che ci vuole tutti uguali, fluidi senza identità, e senza quel carattere che contraddistingue ogni coscienza formata e informata. Questa è la grande sfida anche educativa alla quale siamo esposti ma alla quale non rinunciamo per amore alle nuove generazioni che si aspettano molto altro da quelle degli adulti, che sono chiamati a costruire in loro orizzonti infiniti e non quella visione piatta del mondo delle relazioni che tutto spegne tutto, rende uguale e non edifica. 

Un popolo si riconosce se ha un’identità forte. Chi ha paura di una preghiera in classe?

Roma 11 Aprile 2023 

                                        Il Presidente

                                      Giusy D’Amico