ARTICOLO - " Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin-top:0cm; mso-para-margin-right:0cm; mso-para-margin-bottom:8.0pt; mso-para-margin-left:0cm; line-height:107%; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; font-family:"Calibri",sans-serif; mso-ascii-font-family:Calibri; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:Calibri; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-bidi-font-family:"Times New Roman"; mso-bidi-theme-font:minor-bidi; mso-fareast-language:EN-US;} Normal 0 14 false false false IT X-NONE X-NONE /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin-top:0cm; mso-para-margin-right:0cm; mso-para-margin-bottom:8.0pt; mso-para-margin-left:0cm; line-height:107%; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; font-family:"Calibri",sans-serif; mso-ascii-font-family:Calibri; mso-ascii-theme-font:minor-latin; mso-hansi-font-family:Calibri; mso-hansi-theme-font:minor-latin; mso-bidi-font-family:"Times New Roman"; mso-bidi-theme-font:minor-bidi; mso-fareast-language:EN-US;} Parlami d'amore" (Ho detto amore, non sesso)

Nell'era del sesso sbandierato a tutte le ore fin dentro le scuole, il vero problema è che nessuno insegna all'affettività

I nostri giovani hanno bisogni che vanno oltre la meccanica dei corpi di LISA ZUCCARINI.

Parlami d’amore (ho detto amore, non sesso)

 

I nostri giovani hanno bisogni che vanno oltre la meccanica dei corpi di LISA ZUCCARINI.

 

Nell’era del sesso sbandierato a tutte le ore fin dentro le scuole, il vero problema è che nessuno insegna all’affettività

 

Il sesso dunque non è un tabù.

Me ne sono resa conto abbastanza chiaramente quando (all’epoca avevo circa dieci anni) c’era un gran parlare nei TG di una certa signora che lavorava in parlamento e aveva avuto a che fare con tanti uomini e pure alcuni cavalli.

Allora non avevo ben chiaro cosa fosse una pornostar, ma avevo capito di sicuro che c’entrava con cose tra adulti che non era dato sapere ai bambini.

Oggi per fortuna nel beneamato modernismo ci pensano i telefonini a rimpinguare le lacune conoscitive dei preadolescenti.

Se non bastasse, ultimamente un certo signor Rocco, e non quello dei barattoli per le conserve, pare tornato in auge di prepotenza, ad occupare la fascia preserale dei talk in tv, oppure a divertirsi tra vips mentre fa le imitazioni di cantanti famosi negli show per famiglie, muovendo il bacino a beneficio dell’ilarità generale. E quando si allude ammiccando al suo lavoro, da casa i bimbi che guardano dalle poltrone cominciano a ragionare sull’equiparabilità del lavoro del loro papà, magari vigile urbano, con quello del signore in tv famoso porno qualcosa che ride e ha tanti soldi (e lo sguardo perennemente paraflashato).

Ma non tralasciamo l’enorme amplificazione data ultimamente a Onlyfans, una piattaforma alla stregua di Youtube però nella versione famolo strano, dove chi carica video guadagna attraverso le visualizzazioni degli utenti e più il video è osceno più acchiappa soldi. Ormai sembra (a detta delle testate giornalistiche che una volta erano serie e oggi si sono ridotte a chiacchiere da bar) che tutte le persone per bene, dalla studentessa all’addetto alle vendite del reparto scarpe, vadano a mettere lì video per guadagnare meglio e prima.

E non sto nemmeno a elencare il numero infinito di cantanti che illustrano i loro usi sessuali per istruirci sul fatto che noi che continuiamo a farlo normale siamo retrogradi bigotti e oscurantisti. Una cantante intervistata poco prima della sua performance all’Ariston ha dichiarato di voler essere “una donna di facili costumi dall’inizio alla fine” (lei usa un termine meno aulico) perché in quell’identità e con quel termine lì sente forza e libertà (boh, a me le ragazze sulla Prenestina mezze nude a gelarsi con tacchi inverosimili in attesa del cliente tutta sta libertà non me la ispirano).

Insomma abbiamo capito.

Il sesso come consumo di qualcosa e qualcuno va, fa girare soldi, fa cliccare likes, fa spendere tempo. È un’energia atavica che ci guida da millenni d’altronde, garantendo la sopravvivenza della specie.

La fregatura è che tutto questo sesso esibito, funzionale ai propri bisogni, esagitato e sostanzialmente volgare lo stiamo inculcando nei bambini, nei ragazzi.

Che di recente si ritrovano istruiti su come fare cosa anche a scuola, grazie ad una nota azienda che produce contraccettivi in lattice da qualche decade, insieme a oli giochini sexy e varie ed eventuali. Ora tutta questa strumentazione viene spiegata ai nostri figli. A scuola. Per il loro inviolabile bene, dice l’azienda, perché i ragazzi vanno educati alla sessualità da subito. Ci mancherebbe, dei filantropi.

Non mi pare ci siano conflitti di interessi dunque. O no?

Ma in tutta quest’ansia da prestazione, nel marasma che ci vuole fruitori consapevoli precoci del nostro corpo e di aggeggi corretti per evitare malattie sessualmente trasmissibili (il famoso cavallo di Troia, il fine buono che giustifica gli interessi beceri) una domanda forse dovremmo farcela.

Ma l’affettività, dove sta?

Dove ce la siamo nascosta?

Sotto le scrivanie delle veline, dentro le camere oscure degli utenti di Onlyfans? Dove s’è persa, in quale esatto momento abbiamo smesso di ritenere sessualità e amore indissolubili? In nome di quale libertà di fare quello che ci pare senza sapere dove andiamo a parare alla fine della storia? Siamo sicuri che questa libertà presunta porti gioia e soddisfazioni vere e profonde, alla lunga?

Perché a me pare che questi ragazzi ci guardino con una delusione scritta in faccia. Siamo gente poco credibile nel nostro ruolo di maestri di vita, a cui abdichiamo per diventare meccanici, elettrauti, sfasciacarrozze di corpi.

I corpi devono essere usati bene, bisogna proteggerli, oliarli, stimolarli, evacuarli di scorie e prodotti di concepimento indesiderati. Questo sappiamo insegnare. Questo ci limitiamo a dire. Di questo ci preoccupiamo dal basso delle nostre incapacità affettive.

Ma l’amore, dove sta? Qualcuno lo insegna ancora a scuola, tra condom e riproduzioni scala 100 a 1 dei genitali?

Vediamo di trovare una risposta presto. Da saper dare a questa generazione affamata di un senso a tutto questo precettarli da quando nascono.

Prendiamoci la responsabilità di educarli alle cose essenziali sul serio, e torniamo a proteggere i nostri figli e le nostre case da chi vuole farne terreno di razzia. Ci hanno fatto credere che siamo diventati incapaci di educare i nostri figli, e noi ci abbiamo creduto per pigrizia.

Alziamo il sedere dai divani. Spegniamo i cellulari.

E incominciamo a dire ai nostri figli che esiste una cosa chiamata amore, che ci vive dentro ed è il dono più grande che abbiamo per noi stessi. E per gli altri.

 

24 febbraio 2023

 

                             Lisa Zuccarini